Tempo di Leoni e tempo di bilanci. Tempo da lupi, anche, visto che quest’anno nubifragi mai visti hanno funestato le code di appassionati, allagato l’allagabile, compresa la sala stampa, e depresso gli umori dei festivalieri. I numeri della Biennale parlano di un incremento del 17% nella vendita dei biglietti (più 76% quelli venduti online) e del 4% dei giornalisti accreditati. Le sale, però, a noi non sono sembrate così stipate. Di sicuro è calata la qualità della ristorazione nell’area del Palazzo del Cinema ed è peggiorata la logistica dati i crateri e i lavori in corso. Dettagli, forse. Nemmeno il red carpet ha regalato particolari emozioni né si ha notizia di feste memorabili.
Ma siamo qui per il cinema, in fondo, e gli occhi a questo punto sono puntati sulla cerimonia che questa sera assegnerà il Leone d’Oro e gli altri premi. Mai come quest’anno le voci sono discordanti. Mentre “Silent Souls” del russo Aleksei Fedorchenko si aggiudica il premio Mouse d’Oro, il premio della critica online, e anche il Premio Padre Nazzareno Taddei, per il Leone si parla di “Somewhere” di Sofia Coppola, si allontana “Post Mortem” di Pablo Larraìn, piaciuto molto alla critica, si sa che Tarantino ha apprezzato “Balada triste de trompeta” di Alex De La Iglesia e “Road to nowhere” di Monte Hellman, si dice che la Coppa Volpi come miglior attore potrebbe andare all’onnipresente, quest’anno, Vincent Gallo per la sua interpretazione del talebano in fuga in “Essential killing” di Jerzy Skolimowski.
Ma per il Leone sono in gioco anche “Attenberg” di Athina Rachel Tsangari e il cinese “The ditch” di Wang Bing. Degli italiani nemmeno una traccia. Noi, per quello che vale, voteremmo per “Silent Souls” e per l’interpretazione di Paul Giamatti in “Barney’s version”. Tra qualche ora i verdetti.