La denuncia di Coldiretti


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Vini pregiati, allarme falsificazione

Bastano 28 giorni e poche decine di euro per produrre in casa una bottiglia di 'simil' Chianti. E' 'il miracolo' che promette il 'wine kit', un vero e proprio pacchetto completo per la realizzazione casalinga dei processi per l'ottenimento di vini pregiati g

Bastano 28 giorni e poche decine di euro per produrre in casa una bottiglia di 'simil' Chianti. E' 'il miracolo' che promette il "wine kit", un vero e proprio pacchetto completo per la realizzazione casalinga dei processi per l'ottenimento di vini pregiati. Dopo aver conquistato il Nord America, anche nel vecchio continente si possono acquistare wine kit per la produzione di Chianti, Barolo, Valpolicella, Amarone, Frascati, Verdicchio, Gewurztraminer e molte altre specialità italiane, francesi ed europee.

L'allarme e' stato lanciato, già nel 2008, da Sergio Marini, presidente della Coldiretti, associazione che in occasione del Vinitaly di quell'anno ha preparato per la prima volta in Italia un falso Chianti fai da te.

I wine kit in Europa possono essere acquistati attraverso internet, ma anche in alcuni negozi della Gran Bretagna, paese che rappresenta il secondo mercato europeo di sbocco per il vino italiano. La spesa e' compresa tra i 10 ai 16 euro (da 1,67 a 2,67 euro a bottiglia) per un kit da 6 bottiglie e da 20 a 124 euro per un kit da 30 bottiglie.

Oltre al 'wine kit' e' agevolmente reperibile in commercio anche l'attrezzatura di "cantina" che si compone di un recipiente di plastica per la fermentazione (5,3 euro), un idrometro per verificare lo stato della fermentazione (10,3 euro), un termometro per misurare la temperatura (5,8 euro), un set di contenitori sifonati (6,2 euro), uno strumento di pulizia o di sterilizzazione (2,1 euro). Il processo per la produzione di vino e' piuttosto rapido, bastano appena 28 giorni, e parte da diversi tipi di succo d'uva concentrato, ai quali si aggiunge il lievito necessario per la fermentazione, la bentonite per la chiarificazione del vino, il metabisolfito di potassio, il sorbato di potassio come antifermentativo e il liquido chiarificatore. Chi pensa che questa del vino fai-da-te sia l’ennesima americanata, ha perfettamente ragione. Basta fare un giretto su internet e i wine-kit saltano fuori come pupazzetti a molla da una scatola a sorpresa. Incredibile (per noi) a dirsi, esiste perfino una rivista per questi home-winemaker. Non si tratta però di una moda recente: i primi esemplari di kit risalgono nientemeno che ai tempi del Proibizionismo, per motivi che è facile immaginare. La mania, l’hobby, è però degli anni ’70, quando un certo Stanley Anderson di Wine-Art inventò il primo kit composto da succo d’uva concentrato e confezioni di acido, tannino, lieviti e nutrienti per i medesimi. Il Piccolo Chimico versione cantiniere, insomma. Oggi di questi kit ne esistono in commercio di ogni genere, con tutto quel che serve, chips compresi (nella confezione di cartone la barrique non ci sta).

Finora questi kit erano il passatempo di qualche “bello spirito” statunitense, ma adesso che la moda approda in Europa, forse è arrivato il momento di smetterla con i sorrisetti di compatimento e di prendere provvedimenti seri. Perciò, armiamoci di santa pazienza (‘sta gente è davvero dura di comprendonio) e ricominciamo tutto daccapo: “dicesi vino una bevanda alcolica ottenuta esclusivamente dalla fermentazione alcolica (totale o parziale) di uva…”