Ripartiamo dall'infanzia


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Un libro per imparare a coccolare

“Coccole. Giochi per nutrire i sensi e le emozioni”, edizioni la meridiana, di Fulvia Pietrapertosa e Arianna Sedioli

Ripartiamo dalla primissima infanzia. Avete mai pensato che la presenza o l'assenza di coccole definisce la qualità della relazione tra il bambino e chi ha cura di lui?

Attraverso le coccole l’adulto fa tante cose: rilassa e induce uno stato di benessere nel bambino, lo rassicura, lo stimola, ne facilita il contatto con l’ambiente, nutre il suo legame affettivo con chi e cosa lo circonda. Un’interazione “coccolante” fatta di carezze, giochi da inventare, parole dolci o divertenti sussurrate o cantate, occhi stupiti e sorridenti, pappe buone, piedini da solleticare, baci... stimola i sensi, attiva la mente e dà luogo a sensazioni che il piccolo interpreta con un “mi fanno stare bene”.

Coccole non come smanceria o superflua sdolcinatezza, ma come nutrimento, sono dunque indispensabili per far crescere bene il bambino a case come al nido. Farlo crescere… non farlo star buono, tranquillo, imbambolato davanti alla Tv. Stimolare i sensi, per stimolare la mente, incuriosire... Perché far crescere un bambino, in fondo, è come cambiare il mondo intero. E sarebbe il momento di cominciare…

Ecco un assaggio di lettura
Da "Coccole. Giochi per nutrire i sensi e le emozioni"
"La storia delle interazioni tra bambino e caregiver si sedimenta nella memoria e va a costruire le fondamenta su cui avverrà lo sviluppo psichico futuro, che porterà il bambino a essere sempre più competente e indipendente. L’adulto, pur continuando ad avere il ruolo di base sicura, cambierà il modo in cui si rapporterà a lui. Il contatto corporeo, ad esempio, che tanto unisce il bambino piccolo e la sua mamma, già durante la prima infanzia diventa via via riservato ai momenti di stanchezza o di particolare intimità, come l’addormentamento.
Il gioco corporeo, all’inizio esclusivamente di interazione con l’adulto, diventa sempre più di auto-esplorazione per il bambino ormai in grado di mettersi la crema, pettinarsi, saltare, travestirsi. E le coccole? Come si fa a fare le coccole quando il bambino diventa sempre più attivo, intraprendente, curioso? Certo è che le coccole non devono finire, perché sarebbe privare il bambino (e anche l’adulto!) di quel calore così intimo e rassicurante che solo le coccole danno. Però, in qualche modo, anche le coccole devono cambiare per adattarsi alle caratteristiche del bambino che cresce. Noi pensiamo che debbano essere innanzitutto piacevoli per i sensi, coinvolgenti per il corpo e per le emozioni, interessanti per la mente. Devono essere anche divertenti, entusiasmanti, giocose, pensate a posta per il bambino a cui sono rivolte. E, dal momento che non si possono più basare esclusivamente sul contatto corporeo, devono arrivare attraverso i materiali, gli ambienti, gli arredi, i giochi.
Coccole, quindi, non come smanceria o superflua sdolcinatezza, ma come nutrimento per il bambino, cercando di offrirgli sempre accuratezza, ascolto, lucidità, stimoli nuovi e affetti sinceri che ne alimentino il naturale desiderio di stare con gli altri, di giocare e di conoscere".