Venezia 67


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Una mostra laboratorio con tante anime

Quattro italiani in concorso, 41 in cartellone logo_venezia67_296

Una mostra sobria e per certi versi 'underground' ma con un red carpet pieno di star. Il festival del cinema di Venezia ridimensiona qualche party istituzionale e riutilizza la scenografia di Dante Ferretti, già vista l'anno scorso, per rientrare nei tagli imposti dai venti di crisi. Ma il glamour al Lido viene assicurato dalle molte star pronte a sbarcare in Laguna, nonostante in cartellone figurano tante pellicole indipendenti con icone del calibro di Vincent Gallo e dei fratelli Ben e Casey.

La 67/a Mostra del cinema di Venezia (1-11 settembre) presentata dal direttore Marco Mueller propone prototipi, film sperimentali, grandi maestri del documentario (come Tornatore che omaggia Lombardo e la Titanus) e una generazione di giovani registi che affolla un concorso internazionale con età media di 47 anni. Autori che scavalcano steccati, generi e filoni senza una direzione unica il cinema. ''Una mostra a tre anime - spiega Mueller - contraddittoria, fedele alla dicitura di internazionale d'arte, che non separa autore e industria ''.

Un cartellone monstre che fa man bassa di italiani (41 in tutto, verrebbe da dire solo Avati è rimasto fuori) e fa slalom tra il concorso certamente di prestigio, il fuori concorso quest'anno infinito, l'ancor più sperimentale Orizzonti e il Controcampo italiano.

Nel concorso che si apre alla grande con Black Swan del geniale Darren Aronofsky con Natalie Portman, oltre ai quattro italiani di grande interesse - Costanzo, Celestini, Martone, Mazzacurati - hanno trovato tra gli altri spazio l'atteso Somewhere di Sofia Coppola che torna con una storia di vuoti affettivi; il francese Happy Few di Antony Cordier, storia di due coppie e dei loro fragili sentimenti; il ritorno dopo lungo silenzio del regista di culto (anche per Tarantino, presidente di giuria) Monte Hellman con il noir Road to Nowhere con Dominique Swain; Pablo Larrain con Post Mortem, storia d'amore ambientata nel Cile del golpe del '73; La versione di Barney di Richard J. Lewis con Dustin Hoffman e Paul Giamatti; il nuovo Kechiche (Cous Cous) con Venus Noire; l'altro francese (il terzo) Ozon con Potiche e la coppia Depardieu-Deneuve; Alex de la Iglesia con la Balada Triste de Trompeta con Carmen Maura che riporta ai drammi della guerra civile spagnola; l'atteso Miral dell'eclettico Julian Schnabel con Freida Pinto, dal libro di Rula Jebreal che racconta l'anima lacerata dei giovani palestinesi; Attenberg della giovane greca adottata dagli americani Athina Rachel Tsangari, il triangolo amoroso Drei di Tom Tykwer e un terzetto asiatico e cinefilo con Miike Takashi, Tran Anh Hung e Tsui Hark.

Oltre ai 22 film del concorso come da tradizione, anche un film a sorpresa che verrà svelato solo a festival iniziato, lunedì 6 settembre.

Nella vastità del fuori concorso tra la serata d'apertura-omaggio a Bruce Lee (Legend of the Fist: The return of Chen Zhen di Andrew Lau), l'adrenalico Robert Rodriguez con il film di apertura Machete e la chiusura sulla carta più classica con The tempest di Julie Taymor e Helen Mirren, proposte tra le più varie: dall'opera seconda di Ben Affleck (The Town) al fratello Casey che documenta l'anno perduto di Joaquin Phoenix, Marco Bellocchio con un cast familiare per Sorelle mai, il film su e con Ligabue, l'omaggio a Dante Ferretti, quello di Tornatore a Lombardo, il restaurato The Last Movie per ricordare Dennis Hopper, un 3d italiano firmato Nadia Ranocchi e David Zamagni, naturalmente il Vallanzasca di Michele Placido, un Turturro napoletano, un romantico Scorsese con A letter to Elia (Kazan) e asiatici vari.

Va all'arte straordinaria e al genio di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo il ''Premio Pietro Bianchi'' 2010 che il Sngci (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) assegna, come ogni anno d'intesa con la Mostra per festeggiare a Venezia una personalità del cinema italiano.

Tutti i numeri della Mostra: nelle quattro sezioni ufficiali i nuovi lungometraggi sono 83 (otto in più dell'anno scorso), di cui 79 in prima mondiale e quattro in prima internazionale. Gli italiani, rispetto al 2009 quasi raddoppiano, da 22 (di cui 18 lungometraggi), a 41 di cui 29 lungometraggi. Venezia 67 presenta in tutto 23 lungometraggi in concorso, tutti in prima mondiale. Fuori concorso 27 lungometraggi di cui 23 in prima mondiale; in Orizzonti 21, tutti in prima mondiale e in Controcampo italiano 12, tutti in prima mondiale.

I selezionatori hanno visionato 4251 opere (392 in più del2009), da 102 Paesi (l'anno scorso erano 74), di cui 2395 lungometraggi (nel 2009 erano 2208), 416 mediometraggi (nel 2009 erano 311) e 1440 cortometraggi. Dopo l'Italia, fra i 34 Paesi (nel 2009 erano 27) presenti alla Mostra, i più rappresentati sono gli Stati Uniti con 19 film di cui 13 lungometraggi; seguiti dalla Francia, 11 film; sette per Giappone e Cina; la Gran Bretagna con sei; quattro per Austria, Russia e Spagna; India, Germania e Hong Kong con tre; due per Finlandia, Corea del Sud, Grecia, Messico, Tailandia e Portogallo. Fra gli assenti eccellenti dalla selezione, il cinema scandinavo (mancano Svezia, Norvegia, Danimarca), Iran eTurchia. Una curiosità il film più lungo della selezione è Noi Credevamo di Mario Martone (204 minuti), nel concorso ufficiale di Venezia 67, mentre il più breve è il film di ricerca britannico The futurist di Emily Richardson (4 minuti), in Orizzonti.   

(J. S.)