Non è di Caravaggio e non c'è nemmeno la mano del grande maestro lombardo nel Martirio di San Lorenzo, di proprietà dei Gesuiti. Dopo il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, che ha negato ieri dalle pagine dell'Osservatore Romano una possibile attribuzione, anche altri autorevoli esperti, convocati oggi a Roma dalla soprintendente del Polo museale Rossella Vodret, non hanno dubbi e si uniscono alla smentita.
Sarebbe piuttosto opera di un caravaggesco, ovvero di un pittore seguace del Caravaggio, quasi certamente meridionale, di area campana o forse ancora più a sud, verso la Sicilia e Malta.
Di più potranno dire le indagini diagnostiche, annunciate per settembre dalla soprintendenza e finanziate dall'Abi, sponsor per i gesuiti anche del primo restauro della tela.
Mentre il direttore della Chiesa del Gesù, padre Daniele Libanori, rivela che i gesuiti ''sono stati sorpresi e spaesati'' dalla decisione dell'Osservatore Romano di pubblicare in prima pagina nel giorno dell'anniversario della morte di Caravaggio, e con un titolo strillato, l'articolo della studiosa Salvucci Insolera, che con ogni prudenza ne proponeva l'attribuzione prestigiosa.
''Tutto questo interesse che poi ne è derivato ci ha stupito e ci è sembrato improprio'', commenta, ''anche per questo abbiamo poi voluto consultare sempre la soprintendenza e abbiamo deciso di esporlo agli studiosi''.
Ancora da indagare anche la provenienza del quadro. L'ultima collocazione nota, precisa padre Libanori, è del 1927. ''Era molto sporco e scuro - dice - abbiamo pensato di restaurarlo in omaggio ai 400 anni dalla morte di Caravaggio''. Nessun particolare stupore per il ritrovamento: ''Nelle nostre case - aggiunge accanto a lui un altro gesuita - ci sono stati e ci sono tesori che nemmeno noi conosciamo, solo negli ultimi tempi ci siamo impegnati in un inventario''.