di Fabrizio de Jorio
"Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sull'utilità di una normativa a proposito dell'origine del latte, sia per il latte alimentare che per i prodotti caseari, ora si può considerare chiuso il dibattito: la normativa serve ed e' urgentissima». E' questo il commento di Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, dopo lo scandalo delle mozzarelle blu sul quale sa indagando la procura di Torino.
Slow Food propone che le informazioni che i consumatori ricevono a proposito dei prodotti alimentari, e in particolare del latte e dei suoi derivati, spesso destinati all'alimentazione dei bambini, non siano soltanto quelle contenute nella pubblicità. “Quello è marketing, con il fine dichiarato di attrarre il consumatore, non certo con il fine di informarlo correttamente per permettergli di fare una scelta responsabile e cosciente ? continua Burdese - Sapere che esiste in una qualche stalla una vacca di nome Lola può essere divertente per un bambino, ma è irritante per un consumatore avveduto. Quel che il genitore di quel bambino vuole sapere - conclude - è dove si trova quella stalla, cosa ha mangiato quella vacca e se il suo latte è stato mescolato prima del confezionamento o della lavorazione".
Slow Food Italia ha partecipato alla mobilitazione per l'etichettatura dell'olio di oliva, ed e' pronta ad affiancare le organizzazioni di categoria che stanno oggi battendosi per l'etichettatura del latte: «Ma in un paese e in un continente moderno trovo assurdo che si debba fare una battaglia su ogni genere alimentare ? conclude Burdese - Dobbiamo finalmente avviarci verso un'era di civiltà in cui le istituzioni si attivano per fare in modo che ai consumatori vengano date tutte le nozioni necessarie per decidere cosa mangiare e si eliminino per quanto possibile alla fonte le occasioni di rischio e di frode".
Futuragra: Ogm, una ricetta contro la crisi dell’agricoltura?
“Siamo molto preoccupati dalla piega che sta prendendo il dibattito sugli Ogm in Italia. Continuiamo a registrare prese di posizione e atteggiamenti che non sono all'altezza di un'economia avanzata". E' quanto scrive Duilio Campagnolo, presidente di Futuragra, l'associazione culturale degli agricoltori che si batte per la libertà delle coltivazioni transgeniche, in una lettera al ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan.
"Gli imprenditori -afferma- dovrebbero poter guardare con fiducia alla propria classe dirigente e sapere che in essa potranno trovare sempre il migliore alleato per l'innovazione e la competitività. Fino ad oggi purtroppo non e' stato così. I più intransigenti avversari degli Ogm sono stati per anni proprio coloro che erano chiamati a dare risposte al mondo dell'agricoltura e paradossalmente -prosegue- dall'interno di un Governo che in campagna elettorale aveva promesso di mettere le biotecnologie tra i primi punti del suo mandato".
Il presidente di Futuragra chiede quindi al ministro "da che parte sarà il nostro Paese: da quella all'innovazione o da quella di chi, di fatto, vuole lasciare nella migliore delle ipotesi le cose come stanno? Ma si deve far presto -aggiunge Campagnolo- per gli agricoltori che sono ormai in ginocchio davanti a un calo dei redditi senza precedenti, per la scienza italiana che deve recuperare 10 anni di mancata ricerca in questo settore e per i consumatori che hanno il diritto di sapere e di vedere di che cosa si parla realmente".
Agricoltura bio: l’ultima frontiera contro gli Ogm
L'agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che valuta l'intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo sostenendola con interventi limitati, favorisce la biodiversità dell'ambiente in cui opera ed esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi (salvo quelli specificatamente ammessi dal regolamento comunitario) e organismi geneticamente modificati (un organismo geneticamente modificato, OGM, è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica, che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genici). L'agricoltura biologica è un metodo di produzione definito e disciplinato a livello comunitario dal Regolamento CE 834/07, e dal Regolamento di applicazione CE 889/08, e a livello nazionale dal D.M. 220/95. La differenza principale tra agricoltura biologica e convenzionale risulta nel livello di energia ausiliaria introdotto nell'agrosistema; nell'agricoltura convenzionale si impiega un notevole quantitativo di energia ausiliaria proveniente da processi delle industrie chimiche, estrattive, meccaniche, ecc., al contrario, l'agricoltura biologica, anche se in parte fondata su energia ausiliare proveniente dall'industria estrattiva e meccanica, reimpiega la materia principalmente sotto forma organica. L'agricoltura biologica è un sistema di produzione agricola che cerca di offrire al consumatore prodotti freschi, gustosi e genuini, rispettando il ciclo della natura. Per ottenere ciò, l'agricoltura biologica si fonda su obiettivi e principi concepiti per limitare l'impatto umano nell'ambiente e allo stesso tempo permettere al sistema agricolo di esercitare nel modo più naturale possibile. Le pratiche agricole biologiche generalmente includono: la rotazione delle colture per un uso efficiente delle risorse locali si evita, così, di coltivare per più stagioni consecutive sullo stesso terreno la stessa pianta. In questo modo, da un lato si impedisce ai parassiti di trovare l'ambiente favorevole al loro proliferare, e dall'altro si utilizzano in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti del terreno; limiti molto ristretti nell'uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici, antibiotici nell'allevamento degli animali, additivi negli alimenti e coadiuvanti, e altri fattori produttivi; il divieto dell'uso di organismi geneticamente modificati (OGM); l'uso efficace delle risorse del luogo, come per esempio l'utilizzo del letame per fertilizzare la terra o la coltivazione dei foraggi per il bestiame all'interno dell'azienda agricola; la scelta di piante ed animali che resistono alle malattie e si adattano alle condizioni del luogo nonché la piantumazione di siepi ed alberi, che ricreano il paesaggio oltre a dare da un lato ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e da l’altro a fungere da barriera fisica a possibili inquinamenti esterni; la consociazione, che consiste nel coltivare contemporaneamente piante diverse, l'una sgradita ai parassiti dell'altra ed ancora, allevare gli animali a stabulazione libera, all'aperto e nutrendoli con foraggio biologico; utilizzare pratiche di allevamento appropriate per le differenti specie di bestiame.
Le aziende agricole. L'azienda agricola è il luogo dove il processo biologico inizia e dove i prodotti biologici freschi e di alta qualità che compri al supermercato, ristorante o mercato ortofrutticolo, prendono vita. Le aziende agricole biologiche non solo dipendono dalla natura per produrre colture e allevare gli animali, esse sono parte della natura. Gli agricoltori biologici lavorano al meglio delle loro abilità per produrre cibi dall'ambiente che li circonda usando sistemi di produzione più simili possibili a quello che accade in natura. Lavorano ispirandosi al concetto del ciclo chiuso della natura. L'uso di concimi animali e altri agenti di origine organica come i fertilizzanti aiuta a produrre un terreno fertile che resiste all'erosione e alla perdita di nutrimenti e acqua. Gli agricoltori biologici realizzano armonia tra la natura e gli uomini attraverso pratiche attive ma allo stesso tempo a basso impatto, come per esempio tagliare le erbe infestanti meccanicamente invece di utilizzare erbicidi. Il rispetto! Per gli agricoltori biologici il buono stato dei terreni e il rispetto dell'ambiente sono di fondamentale importanza per la salvezza degli essere umani e degli animali. Gli agricoltori rispettano l'ambiente attraverso l’utilizzo responsabile dell'energia e delle risorse naturali, la conservazione delle diversità biologiche (biodiversità), il mantenimento dell'equilibrio ecologico regionale, il miglioramento della fertilità del terreno, la conservazione della qualità delle acque. Inoltre, essi rispettano gli animali attraverso la promozione della loro salute e del loro benessere nonché attraverso la soddisfazione dei loro bisogni comportamentali (anche agli allevamenti biologici si applicano le norme dell’Unione Europea contenute nei Regolamenti CE n. 834/07 e n. 889/08). Per arrivare a tali obiettivi, gli agricoltori biologici si affidano a pratiche agricole conosciute da decenni, come mantenere gli animali in salute provvedendo a un regolare esercizio fisico e accesso libero al pascolo, alimentandoli rispettando il loro fabbisogno con prodotti vegetali ottenuti anch'essi con metodo di produzione biologico (coltivati di preferenza nella stessa azienda o nel comprensorio in cui l'azienda ricade) e contemporaneamente alle conoscenze scientifiche, quali il monitoraggio dei livelli nutritivi della coltura per assicurare che siano corretti, e per ottenere una fertilità ottimale che garantisca un buon raccolto.
Il prodotto. Il risultato finale di queste meticolose pratiche è la produzione di cibi freschi e gustosi, come:
• Frutta, quali fragole, mele e arance
• Verdure, quali pomodori, carote e broccoli
• Latte vaccino, di capra, di bufala ed altri animali
• Uova di gallina, quaglia e altro pollame
• Carne quali agnelli, manzi, polli e maiali
• Granaglie, quali avena, riso, grano e orzo
Una volta che il prodotto biologico abbandona l'azienda agricola, ci sono ancora numerosi passaggi attraverso il quale deve proseguire prima di raggiungere la tua tavola. Ogni passaggio implica lo stesso grado di attenzione, di professionalità e rispetto delle regolamentazioni biologiche, come è richiesto agli agricoltori biologici. Tutto questo assicura un prodotto finale davvero autentico e degno del tuo consumo! Mentre gli agricoltori biologici cercano di mantenere l'attività agricola vicina alle tradizioni e di minimizzare l'impatto sul ciclo naturale, la trasformazione biologica riflette la miriade di gusti e abilità culinarie del consumatore moderno. Quindi, insieme alla scelta di frutti squisiti e genuini, verdure e carni, i moderni prodotti biologici includono: omogeneizzati e pappe per bambini, vini prodotti con uve biologiche, birre , yogurt, dolci ,pane, cereali per la colazione, biscotti, carni fredde, succhi di frutta, frutta e verdura in scatola, pasti preconfezionati, caffé e tè. La lavorazione dei prodotti biologici ed i loro processi di distribuzione e vendita, sono similmente concepiti per raggiungere gli obiettivi degli agricoltori biologici - cioè la fornitura di alimenti freschi e genuini attraverso un processo produttivo concepito nel rispetto della natura. I principi importanti per la lavorazione dei prodotti biologici comprendono l’uso di solo additivi, eccipienti e coadiuvanti tecnologici ritenuti innocui dalla commissione UE (es. acido citrico, acido ascorbico, farina di semi di carrube, ecc.), indicati in liste apposite. Tra gli aromi è ammesso esclusivamente l’impiego di sostanze aromatizzanti naturali o preparazioni aromatiche naturali. E’ vietato l’impiego di coloranti di sintesi, additivi non blandi e, comunque, qualsiasi ingrediente (anche proveniente da agricoltura convenzionale) ottenuto o derivato da OGM. I prodotti alimentari per essere etichettati e venduti come biologici devono contenere almeno il 95% di ingredienti certificati bio.
La percentuale si riferisce al totale degli ingredienti di origine agricola ed esclude acqua, sale, additivi ed altri ingredienti non agricoli ammessi. Quando il tenore degli ingredienti bio è inferiore al 95% non è possibile riportare il termine "biologico" nello stesso campo visivo della denominazione del prodotto, ma solo in corrispondenza della lista degli ingredienti, riportando in etichetta la percentuale precisa di ingredienti certificati e precisando la loro tipologia nella lista degli ingredienti (normalmente viene utilizzato un segnale di richiamo in prossimità degli ingredienti certificati). Tutti gli agricoltori biologici europei sono soggetti a ispezioni, almeno una volta all'anno, direttamente in azienda, per assicurare che si attengano ai requisiti legali, così da poter vendere i loro prodotti come biologici e guadagnare il diritto di portare il logo europeo di agricoltura biologica. Gli organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole sono enti privati a cui la legge assegna il compito di verificare il rispetto dei regolamenti attuativi da parte delle aziende biologiche e concedere il proprio marchio da apporre alle etichette dei prodotti venduti dall’azienda associata. L’ispezione consiste in un sopralluogo di un incaricato dell’organismo certificatore che controlla il rispetto delle normative, la tenuta dei registri e se necessario, in presenza di sospette violazioni, preleva campioni da fare analizzare in laboratorio presso l’ARPAC o presso un laboratorio accreditato dal SINAL (Sistema Nazionale per l’Accreditamento di Laboratori). La normativa contenuta nel Regolamento CEE del Consiglio sull'agricoltura biologica non solo è applicata alla produzione e alla lavorazione degli alimenti biologici, ma anche alla loro etichettatura e commercializzazione. Come per gli ingredienti e le informazioni nutrizionali contenuti in tutti i prodotti, l'etichettatura dei prodotti biologici aiuta i consumatori nella scoperta dei vari processi, compreso il nome dell'ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, l'addetto alla trasformazione o il venditore. Inoltre contiene il codice dell'organismo di ispezione all'interno degli Stati membri che ha controllato il produttore e gli addetti alla lavorazione del prodotto per assicurare che esso sia veramente biologico. Il logo UE dell'agricoltura biologica dà ai consumatori la sicurezza riguardo l'origine e la qualità degli alimenti e delle bevande.
L'agricoltura biologica in questi anni ha riscosso molto interesse nei consumatori soprattutto a causa di alcuni scandali alimentari (BSE, Diossina, etc..) pur rimanendo un mercato di nicchia, dovuto in larga misura ai prezzi più alti rispetto agli equivalenti prodotti convenzionali. In Italia, uno dei paesi leader nella produzione biologica europea interessa circa il 6,9% nel della superficie agricola, di cui più del 50% rappresentato da pascoli e foraggere. Altri motivi che hanno spinto l'adozione di questo tipo di pratica agricola in generale sono state quelle di tenore imprenditoriale (i consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti biologici) o legate alla disponibilità di finanziamenti dell'Unione europea per l'adozione di pratiche agricole eco-compatibili. L’interesse dei consumatori per i prodotti “biologici” è andato crescendo negli anni, principalmente in funzione del concetto di salubrità che si associa alle produzioni biologiche che, come detto, sono ottenute senza il ricorso alla chimica di sintesi. Le critiche.L'agricoltura biologica, soprattutto se vista come modello di sviluppo globale, è stata al centro di dispute e critiche. Due le fondamentali contestazioni sollevate: la sua non sostenibilità su larga scala e la scarsa scientificità di talune sue pratiche legate all'assioma naturale=buono. Anche se il divieto di usare la maggior parte di prodotti agrochimici di sintesi riduce quella parte dell'impatto ambientale agricolo legata all'immissione di molecole tossiche nell'ambiente, è anche vero che la produzione biologica ha mediamente rese inferiori rispetto a quella convenzionale e perciò, per produrre le medesime quantità, sarebbe necessario mettere a coltura terre in più e questo causerebbe la distruzione di habitat naturali importanti per la biodiversità oltre che ad aggravare il problema della fame. In verità è l'attuale sistema di riproduzione agricolo intensivo che a causa anche degli ingenti consumi di idrocarburi per la coltivazione e per il trasporto dei beni da una parte all'altra del globo, a non essere sostenibile!
In tema di sostenibilità è stato considerato per di più che l'agricoltura biologica è in grado di avvicinarsi, per molte colture, ai risultati di quella convenzionale solo se accoppiata ad una fertilizzazione del terreno. A causa della scarsità di animali allevati in modo biologico è attualmente consentito l'utilizzo anche di fertilizzanti certificati come biologici che di fatto però derivano da produzioni convenzionali. Comunque, da un punto di vista energetico, l'agricoltura biologica è meno dipendente da idrocarburi, fertilizza il terreno invece di favorire processi di desertificazione come nel convenzionale e sopratutto cosa più importante tutela la biodiversità dell'ecosistema! Non bisogna poi ignorare che il ciclo completo dell'agricoltura incide per il 30% sul riscaldamento del pianeta. Le sostanze chimiche usate nell'agricoltura tradizionale: come concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi etc., provocano la perdita di sostanza organica da parte del terreno. La sostanza organica trattiene il carbonio. Per cui , quando questa diminuisce, il carbonio non più arrestato si libera nell'aria, dove si combina con l'ossigeno. Dando vita al biossido di carbonio e cioè la nota e pericolosissima Anidride Carbonica. Il protocollo di Kyoto ci impone di ridurre le emissioni di CO2 del 6,5 nei quattro anni cominciati il gennaio scorso. Pena una multa stratosferica. Un contatore posto sul sito di Kyoto mostra che il debito dell'Italia cresce di 47 euro al secondo. Più di 4 milioni di euro al giorno. Uno dei sistemi per ridurre le emissioni di CO2 è dare “campo” all'agricoltura biologica, che non fa uso di prodotti chimici. Sicuramente vi chiederete se chiederà se i prodotti bio salvaguardino la salute dell’uomo. Certo che si! Secondo alcune ricerche, rispetto agli alimenti coltivati in modo tradizionale, quelli coltivati biologicamente contengono una maggiore quantità di antiossidanti (carotenoidi e flavonoidi), considerati i più tenaci nemici dell'invecchiamento cellulare. In ogni caso questi studi hanno mostrato che pesche, mele e kiwi biologici hanno consistenza maggiore, e contengono una maggiore quantità di sostanze nutritive e antiossidanti quali zuccheri naturali, vitamina C, beta-carotene e polifenoli, concordando con ricerche precedenti, come quella dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, che nel 2002 ha rilevato una superiorità nutritiva di pesche, pere, susine e arance biologiche rispetto alla controparte convenzionale.