Approfondimento enologico


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Bianco o rosso, ed è subito profumo

Viti antiche. Cipro è stata sempre risparmiata dalla fillossera g

Il nuovo corso dell’enologia cipriota ha preso avvio negli anni ’80, quando la filosofia generale è passata dalla produzione mirata a grandi numeri e consumo immediato destinata all’esportazione verso i mercati meno esigenti, alla riqualificazione generale della media qualitativa. Enologi e wine-maker che lavorano come liberi professionisti si stanno attivando in maniera fattiva per esaltare le qualità di un territorio che gode della presenza di vitigni autoctoni, terreni fertili e clima mediterraneo isolano. Affianco a cooperative e grandi consorzi sono oggi attive una quarantina di aziende che insieme producono circa il 15% del totale nazionale, sfruttando per lo più i pendii ai margini dei Troodos, abitualmente terrazzati, tra i 250 e gli oltre 1.500 metri di altitudine. Le zone principali sono quella di Limassol, a sud, e il distretto di Paphos, a ovest; gli impianti sono prevalentemente ad alberello per adattarsi alla morfologia del terreno, anche se in qualche caso viene adottato il guyot.

Clima e suolo
Cipro gode di un tipico clima mediterraneo, caldo e asciutto da giugno a ottobre e giustamente piovoso fra novembre e marzo, con precipitazioni annue pari a circa 480 mm. Questa quantità di pioggia è importante, considerata la scarsità di risorse d’acqua dolce e di fiumi a portata costante, perché costituisce spesso il principale mezzo d’irrigazione dei campi. I terreni sono per lo più calcarei e con formazioni sedimentarie, generalmente più fertili nell’area di Paphos rispetto a quella di Limassol, che pure fa registrare inserzioni di natura vulcanica come nella regione di Pitsilia.

Varietà locali di uve
Sono ben 17 le varietà autoctone di Cipro, alcune delle quali radicate tenacemente in specifiche aree dell’isola. Le più importanti sono senz’altro lo Xynisteri, il Maratheftiko e il Mavro, tutte registrate per la prima volta nel 1893 in una relazione del professor Mouillefert del Grignon Agricolture College. L’isola è uno dei pochi posti ad essere realmente stato risparmiato dall’attacco della fillossera, le viti sono pertanto a piede franco, senza innesto, cresciute spontaneamente in Europa e pertanto portatrici del patrimonio organolettico originario. Xynisteri è l’uva bianca più diffusa, copre circa 2.200 ettari e si adatta molto bene ai terreni poveri e al clima caldo di Cipro. Ha aromi che si caratterizzano per eleganza e discrezione, che ricordano i fiori d’arancio e di limone e la frutta esotica come l’ananas e il mango. Dona vini di colore giallo paglierino con riflessi verdolini a bassa gradazione alcolica (11-11,5%) e acidità a basse temperature di vinificazione (16°C). Caratteristiche che ne consigliano il consumo nel volgere di brevi periodi di tempo dalla vendemmia.
Altre varietà a bacca bianca usate per la vinificazione sono Promara, Spourtiko, Kanela, Morokanela e Katomylitiko. Ma la loro incidenza è talmente esigua che vengono utilizzati soprattutto per gli assemblaggi.
Il Maratheftiko (o Bambakada) è invece la principale e promettente varietà a bacca rossa di Cipro. I vini che se ne ottengono sono di gran consistenza, color rubino-porpora, che assume riflessi granato con la maturità, e tannini eleganti. Il Maratheftiko può arrivare a sviluppare un olfatto complesso; da giovane esprime profumi di ciliegia, mirtilli e more, poi evolve verso sentori di tabacco e pellame. Il microclima può influenzarne l’espressione aromatica, imprimendo sentori di macchia mediterranea. Se ne producono vini rossi anche da lungo invecchiamento, ma pure rosati semplici e profumati. Nonostante l’alto potenziale del Maratheftiko, la sua coltivazione non è poi così diffusa (circa 120 ettari) a causa delle basse rese dovute alla tendenza all’aborto floreale e alla perdita di molti acini che originano grappoli spargoli. Il suo essere una delle rarissime specie al mondo non ermafrodita è forse la principale causa di questa rarefazione degli acini, il che rende necessaria la coltivazione di varietà impollinatrici; eppure si tratta di una specie sulla quale sono stati profusi molti sforzi alla ricerca della massima resa qualitativa.
Mavro è la varietà a bacca rossa maggiormente coltivata a Cipro con 5.700 ettari totali. La prima testimonianza della presenza di questa varietà è stata opera del Conte Rovasenda nel 1877, che lo chiamava Cipro Nero. Si tratta di un vitigno molto produttivo, è più adatto al consumo da tavola che alla vinificazione. I vini che se ne ottengono hanno profumi semplici e lineari, sono di colore tenue, gusto delicato e mal sopportano lunghi invecchiamenti. Nell’ultimo decennio la sua presenza è diminuita a favore di altre varietà, più interessanti per la vinificazione. Nella regione montuosa di Pitsilia assume maggiore concentrazione grazie alla riduzione della produttività in conseguenza della povertà dei terreni di queste zone. Yiannoudhi, Maroucho, Flouriko, Opthalmo, Lefkas sono altre varietà autoctone a bacca rossa.
A Cipro non mancano le varietà alloctone, lavorate in purezza o in assemblaggio; il Cabernet Franc copre una superficie di 400 ettari, il Cabernet Sauvignon 350, il Carignan 900, 100 il Syrah, Mataro e Chardonnay 50 e il Moscato d’Alessandria 450. Il Moscato d’Alessandria ha una lunga tradizione da queste parti e normalmente viene aggiunto alle varietà locali a bacca bianca per enfatizzarne i profumi. Ultimamente sono stati prodotti vini da Moscato in purezza con un discreto successo, che esprimono profumi aromatici come fiori bianchi, salvia, pesca e scorza d’arancia.

Le Denominazioni del Vino di Cipro
Il Governo cipriota ha basato le Denominazioni dei vini sul modello europeo, sono così equiparabili ai nostri Vini da Tavola (per il quale non ci sono apparenti restrizioni), Igt, con quattro aree riconosciute, Lefkosia, Lemesos, Larnaca and Paphos, e Doc, riconosciuta a Laona, Akamas, Vouni Panagias - Ampelitis, Pitsilia e Krasohoria Lemesou. Le restrizioni per le Doc prevedono che: le vigne siano collocate oltre i 600 metri di altitudine e siano registrate; le viti abbiano almeno 5 anni di età; la resa sia limitata a 36-45 ettolitri per ettaro; l’affinamento dei vini in bottiglia si protragga per almeno 6 ­mesi; i vini bianchi siano composti almeno all’85% da Xynisteri; i vini rossi siano composti almeno all’85% dalle varietà a bacca rossa ammesse; i vini da Maratheftiko trascorrano almeno 6 mesi in barrique di rovere. Le uve delle 4 aree a Igt devono essere ottenute: almeno all’85% da aree geografiche determinate; da vigne registrate; da piante di almeno 4 anni di età; da rese per ettaro predefinite.

Lo stile dei vini e le migliori aziende dell’isola
Lo stile dei vini dell’isola di Cipro si differenzia un po’ dagli standard europei, ma non si può affermare che non dimostrino una palese tipicità, sia legata al territorio sia ai vitigni autoctoni. All’analisi sensoriale i vini rossi esprimono note erbacee e di fiori rossi, ma anche profumi dolci riconducibili al gelsomino locale. Possono inoltre evidenziare forti sentori speziati, di macchia mediterranea, carrube, potente mineralità e molti aromi terziari, dai sentori animali al goudron, al pellame. I vini bianchi offrono note di fiori bianchi, frutta esotica, melone, pesca e, in generale, di frutta matura. C’è da sottolineare che tutti i vini mostrano un finale di bocca orientato su toni abbastanza dolci e abbastanza inaspettati. Tuttavia, certe dolcezze nel vino riconducono direttamente alla cucina cipriota, nella quale certi aromi e certe speziature sono ben presenti. Pertanto, i vini di Cipro, ben si adattano a piatti di diverso genere, purché speziati o insaporiti con le erbe aromatiche. Di seguito una lista di produttori di cui potrete cercare le etichette una volta sbarcati sull’isola per una vacanza: Ezousa Winery, Domaine Nicolaides, Kyperounta Winery, Kikkos Monastery, Tsiakkas Winery, Gaia Winery, M. Antoniades Winery, Kolios, Krelan Winery, Vlassides Winery, Vasa Winery, Vasilikon Winery, Vouni Panayia Winery.