AltaRoma, nel cuore della moda


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Alta moda è un abito cucito a mano

Chiude la settimana della moda romana, in passerella i giovani stilisti giovani_stilisti_296

di Rita Piccolini

“Come faremo quando anche la più giovane delle nostre sarte, la “piccola” ottantenne che cuce a mano per ore, e ricama, ricama, andrà a riposo?”. La domanda se la pone Stefano Dominella, presidente di Gattinoni, raccontando le ore di lavoro e l’alta professionalità delle sarte che creano abiti di alta moda. Già perché l’Alta Moda non è solo glamour, spettacolo, abiti inaccessibili, ma è soprattutto la ricercatezza e il gusto di avere un abito creato per noi, sulle misure del nostro corpo, con i colori che si addicono al nostro incarnato. E’ il contrario dell’abito anche elegante che ci facciamo star bene per forza nei negozi di pret a porter. Siamo noi ad adattarci frettolosamente a lui, e non il contrario. E se il vestire, oltre che una necessità, è anche comunicazione, così non si comunica nulla, non c’è anima, spesso c’è solo omologazione.

Una signora in visita all’atelier di Valentino a piazza Mignanelli, eccezionalmente aperto al pubblico l’11 luglio scorso in omaggio all’Alta Moda di Roma, ha esclamato: ”Che emozione vedere i manichini con le misure delle varie clienti!”. Già, cosa c’è di meglio per sentirsi unici. E’ per questo che Silvia Venturini Fendi, presidente di AltaRoma, ha messo la valorizzazione dell’alto artigianato al centro dell’attenzione in questa prima edizione di Alta Moda sotto la sua guida. Certo i soldi a disposizione per far decollare la manifestazione sono stati pochi. Poi c’è un po’ di autolesionismo tra gli italiani del settore, giustificato certo dalla crisi economica mondiale, ma che è il contrario dell’autocelebrazione tipica dei francesi, tuttavia il 2010 è solo il primo di tre anni di presidenza e l’idea di legare la moda all’arte, con le mostre su Capucci e Pistoletto, e alla grandezza della manualità degli artigiani di qualità, può essere vincente.

Quindi bisogna dare spazio all’artigianato alto, e trovare giovani che riscoprano il fascino e il valore di questo settore, e che soprattutto imparino a usare le mani. L’Alta Moda a Roma è nata così. Fernanda Gattinoni era una grande sarta. Del resto la mitica Coco Chanel aveva cominciato creando cappelli. Quindi via alla creatività, ma soprattutto fornendo alle nuove generazioni gli strumenti per imparare a creare, a realizzare abiti, borse, cappelli, scarpe, cravatte e tutto ciò che ha reso il “made in Italy” celebre e ricercato nel mondo.

Non è un caso che l’ultima giornata della settimana di moda romana sia dedicata alla formazione, con la presentazione dei lavori degli studenti che frequentano l’Accademia Koefia, l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, l’Accademia di Belle Arti “Lorenzo da Viterbo”, l’Accademia Nazionale Sartori, l’Accademia di Costume e di Moda, la scuola di Moda Ida Ferri, l’Accademia Altieri Moda e Arte, Ied-Moda-Lab.

Il sistema della moda di oggi si fonda sull’immagine, ma in un momento in cui si vogliono salvaguardare i valori dell’eccellenza italiana è importante anche la tracciabilità dei prodotti e a Roma esiste ancora una cultura della fabbricazione, con artigiani in grado di produrre abiti e accessori, offrendo contemporaneamente l’ascolto, il dialogo e lo scambio diretto con il cliente. Per questo Silvia Venturini Fendi ha presentato, in apertura della settimana di Alta Moda, una guida realizzata da Andrea Spezzigu e Pascal Gautrand, con 239 luoghi della capitale dove l’uomo può farsi realizzare abiti e accessori su misura. Si aspetta con ansia una guida anche per le donne. Se ne sente il bisogno.