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L'arrivo delle aliene

La lotta al contrasto delle specie infestanti è persa in partenza? G

Sono chiamate 'specie esotiche invasive', o 'specie aliene' ma quando iniziarono ad arrivare in Europa a partire dal 1500, erano considerate piante meravigliose o tutt’al più, curiose. Nel 1800, Paesi come l’Inghilterra organizzavano vere e proprie spedizioni scientifiche per la ricerca di piante da introdurre nei giardini vittoriani. Oggi sono un problema. Anche con l’aiuto dei mutamenti climatici, queste specie esotiche colonizzano velocemente il territorio e si espandono a scapito delle piante locali, sottraendo loro spazio e risorse vitali. Dove loro avanzano, le specie botaniche autoctone scompaiono o diminuiscono bruscamente senza avere il tempo di elaborare strategie di adattamento. Molte specie invasive rilasciano poi un forte quantitativo di azoto nel terreno. Di conseguenza vengono meno molti microrganismi, e così gli insetti, gli uccelli insettivori, gli anfibi, i rettili, i piccoli mammiferi e i loro predatori. Viene meno insomma la biodiversità non solo botanica. La Commissione svizzera per la conservazione delle piante selvatiche (www.cps-skew.ch) lancia un allarme sui rischi legati all’espansione incontrollata di queste specie. Alcune per esempio producono un polline molto allergenico, comportando un problema serio per la salute umana. Altre, responsabili di espansioni massicce su territori destinati all’agricoltura, ai pascoli o alla selvicoltura, provocano danni economici. Altre ancora, colonizzando argini e linee ferroviarie, presentando rischi per la sicurezza. I densi popolamenti che queste specie spesso arrivano a formare, modificano persino le condizioni di luminosità del terreno e accrescono il rischio erosione. Insomma, bisogna agire presto, ma agire non è facile, visto che queste piante sono rilasciate in natura dai nostri stessi giardini e vivai. E paradossalmente, il loro pericolo viene percepito in ritardo in quanto colonizzano aree vicine al nostro habitat, che non sono continuamente monitorate e controllate come nelle riserve naturali. Ci domandiamo quanto tempo impiegheranno ancora, prima di raggiungere anche parchi e riserve naturali, in cui vivono spesso specie botaniche e zoologiche rare o minacciate.

A dare l’idea della vastità del danno è il Global Invasive Species Programme (www.gisp.org ) - fra i partner sostenitori dell’Anno internazionale della Biodiversità - che punta il dito su un’altra faccia del problema. Le specie esotiche invasive non si concentrano più soltanto in Europa ma stanno colonizzando anche gli altri continenti. Nei Paesi africani per esempio alcune di queste, minacciando il delicato equilibrio in cui si esprime la diversità biologica, mettono in pericolo anche l’economia locale. Questo accade in quelle aree dove i parchi nazionali attirano un importante numero di turisti, rappresentando una forte risorsa economica. Un esempio fra tutti, quello della pianura alluvionale del Kafue in un parco nazionale dello Zambia, dove negli anni ’80 venne introdotta la 'mimosa pigra', un arbusto spinoso non originaria dell’Africa. Bene, da allora questa pianta ha colonizzato 3.000 ettari di habitat primario della pianura alluvionale, facendo allontanare dal parco un considerevole numero di antilopi, uccelli acquatici, rettili, anfibi, pesci, invertebrati e piante. Quale sarà lo spettacolo che ci offrirà questa antica vallata fra altri 30 anni? Come verrà alterata l’economia che ruota intorno al turismo nella zona, e di conseguenza la qualità della vita della popolazione locale? Sono questi, quesiti che riguardano anche noi, visto che gli esperti svizzeri del Cps si affrettano a chiedere interventi urgenti, perché le specie invasive 'si sviluppano in modo tale che una lotta posticipata sarebbe sicuramente destinata all’insuccesso'.

Tornando all’Africa, secondo il Gisp, i responsabili delle aree protette non sono ancora consapevoli della portata del problema, né hanno gli strumenti scientifici per individuare le specie più pericolose. Ma prima ancora, sono i governi a dover riconoscere quanto il problema minaccia le aree africane protette e con loro, tutto il continente. E sebbene le specie esotiche invasive siano livello globale, fra le più gravi minacce alla biodiversità, viene spesa ogni anno una somma insignificante dai fondi internazionali.