GENTLEMEN BRONCOS

di Sandro Calice

GENTLEMEN BRONCOS

di Jared Hess, Usa 2009 (20th Century Fox)
Michael Angarano, John Baker, Robin Ballard, Steve Berg, Jemaine Clement, Kristie Conway, Jennifer Coolidge, Sam Rockwell, Rod Decker, Halley Feiffer, Johnny Hoops
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Jared Hess ha regalato alla storia del cinema titoli del calibro di “Napoleon Dynamite” e “Super Nacho”. “Gentlemen Broncos” prosegue sulla falsariga della comicità (?) grottesca per raccontare storie di sfigati della provincia americana che alla fine ce la fanno.

Benjamin Purvis (Angarano) è un adolescente che scrive romanzi di fantascienza da quando era bambino. Vive con la madre, affettuosa e incallita confezionatrice di collezioni di camicie da notte e di improbabili palle di popcorn. Benjamin si iscrive a una convention letteraria dove il suo mito, lo scrittore fantasy in popolarità calante Ronald Chevalier (Clement), terrà un corso di scrittura con annesso concorso per aspiranti romanzieri. Benjamin consegna a Chevalier una copia del suo capolavoro, “I Signori del lievito”, ma non ne sa più nulla. Dopo aver ceduto i diritti ai suoi amici produttori indipendenti Lonnie Donaho e Tabatha perché facciano un film dal suo libro, Benjamin scopre che in realtà Chevalier ha plagiato il suo romanzo e la pubblicato cambiando solo il nome dei personaggi. La disastrosa proiezione del film indipendente, a quel punto, è lo schiaffo che risveglia l’orgoglio di Benjamin, deciso a riprendersi quello che gli spetta.

Lo diciamo chiaramente, è una comicità che non ci diverte, così trash, surreale e a tratti - diremmo da queste parti - “pecoreccia”, che ci viene il terribile sospetto che abbia la pretesa di farsi raffinata ironia. Certo, c’è la presa in giro degli autori-divi da bestsellers e di quelli altrettanto presuntuosi del cinema indipendente, c’è la trovata di far vedere una stessa idea (bis)trattata dai due mondi, c’è la buona interpretazione di Clement e di Rockwell (nei panni dell’immaginario protagonista de “I Signori del lievito”) e c’è qualche battuta buona. Ma l’insieme risulta appicicaticcio, come gag separate e ripetitive presuntuosamente messe insieme, con una sceneggiatura alla lunga piatta e una regia scolastica. Hess ha i suoi fan, il film è per loro.