THE ROAD

di Sandro Calice

THE ROAD

di John Hillcoat, Usa 2009 (Videa-CDE)
Viggo Mortensen, Kodi Smit-McPhee, Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pearce, Molly Parker, Garret Dillahunt, Michael K. Williams, Bob Jennings, Jack Erdie, Brenna Roth
.

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Cormac McCarthy (l’autore di “Non è un paese per vecchi”) che nel 2007 ha vinto il premio Pulitzer, “The road”, presentato al Festival di Venezia nel 2009, ha faticato a trovare una distribuzione, prima che in Italia, negli stessi Stati Uniti, dove fu congelato perché ritenuto troppo duro in tempi di crisi economica. E’ un film, infatti, che costringe a riflettere sulla perdita materiale, in ogni senso possibile. Ma è anche molto altro.

Un padre e un figlio attraversano a piedi un’America devastata da un misterioso olocausto, che ha distrutto ogni forma di vita eccetto qualche essere umano. E’ cominciato tutto con un bagliore accecante. Poi esplosioni, terremoti, la terra che si apre. Hanno con sé solo gli stracci che indossano e un carrello della spesa pieno di tutto quello di utile che trovano lungo il cammino. Il cibo è la preoccupazione principale. L’altra è difendersi dagli altri esseri umani che per la fame hanno cominciato a mangiarsi tra di loro. Sono diretti verso il mare, lontano migliaia di chilometri. E’ la loro ultima speranza, di sicuro il loro ultimo viaggio.

C’è cenere dappertutto in “The road”. Anche dentro le persone e in fondo ai cuori. E una totale assenza di colori (solo i ricordi non sono grigi) resa splendidamente dalla fotografia di Javier Aguirresarobe. Il viaggio di padre e figlio non è solo una lotta per la sopravvivenza, è anche una profonda dimostrazione di amore paterno e un percorso di formazione per il bambino. Che non capisce. Che chiede come fare a distinguere, tra quelli che incontrano, i buoni dai cattivi. Che chiede al padre se loro ce la faranno a restare sempre buoni, e gli insegna che si può. Hillcoat decide di restare fedele al romanzo, senza impennate autoriali: può essere un difetto, ma la potenza del racconto è tale che non era possibile azzardare riscritture. Le musiche di Nick Cave, poi, disegnano ancor meglio l’angoscia. Non ci sono avventura, momenti epici, eroi. Solo la disperazione e la feroce ostinazione di un padre che ha una missione da compiere. Di quello che è successo non si parla. Una guerra nucleare? La natura impazzita? Non è importante. Il punto è che privata delle cose materiali, più che della vita stessa, senza i paletti delle regole e delle convenzioni, la civiltà umana muore, perché il male è nella natura stessa dell’uomo. Solo i sentimenti, i legami affettivi, possono sostenere la speranza. Ma a quale prezzo? E fino a quando?