Le nuove tecniche adottate dai contrabbandieri per evitare i controlli di polizia si sono affinate, a volte sfiorando la “genialità”. Porte blindate che sembrano destinate a negozi italiani imbottiti all’inverosimile di sigarette, lavatrici con cestelli “alle sigarette”, bombole di gas, condizionatori. Tutto apparentemente “innocente” che, senza un controllo e un’attività di investigazione del Gico di Trieste e del tenente colonnello Sibilia, passerebbe inosservato.
E così le Fiamme gialle hanno intensificato le indagini servendosi sempre più spesso delle intercettazioni telefoniche. Queste, dati alla mano, hanno permesso risultati eccellenti. Servono giorni e, a volte anche settimane, per avere le prove necessarie e individuare i carichi in transito per Trieste, ma alla fine il colpo va a segno. Come il caso di un tir carico di bionde. “Abbiamo lavorato per oltre un mese. Siamo riusciti a intercettare la proposta di vendita di un’organizzazione criminale ucraina ai ‘colleghi’ napoletani. Parlavano con parole in codice. All’inizio non siamo riusciti a capire il valore della merce da trasportare. Per più di una settimana sembravano innocenti discussioni da un capo all’altro del telefono”.
Il tenente colonnello Sibilia è un sostenitore del ruolo inderogabile delle intercettazioni telefoniche. Uno strumento che ha permesso e permette risultati eccellenti. A queste, ovviamente, si aggiungono pedinamenti, appostamenti, controlli incrociati, banche dati. “Nel caso di quel tir siamo riusciti a scovare due nuovi numeri di cellulari di venditore e acquirenti. Hanno fatto un errore e noi abbiamo subito approfittato. La ragazza di uno dei due ha chiamato un numero segreto e noi lo abbiamo agganciato. Arrivare a intercettare il camion è stato più difficile. Sapevamo che la merce arrivava dall’Ucraina ed era destinata al mercato napoletano. Doveva arrivare a Roma per essere immagazzinata e poi rivenduta. Abbiamo lavorato notte e giorno, cercando di capire quale sarebbe stato il tir con a bordo il tesoro”. Generalmente i contrabbandieri sono molto attenti nel parlare al telefono. Usano frasi in codice ma quando il camion arriva in Italia è quasi inevitabile che venga contattato dal destinatario della merce per indicare la strada, il percorso e farsi riconoscere. Nel caso del tir i finanzieri non erano riusciti a individuarlo all’ingresso in Italia.
Il traffico di merci non consente un controllo su ogni mezzo, questo significherebbe la paralisi. In quel caso i finanzieri hanno atteso un passo falso dell’organizzazione e sono riusciti ad agganciare il carico quasi alle porte di Roma, lungo l’autostrada. L’interno del camion era zeppo di sigarette, ben occultate. Il conducente è stato arrestato, così come i componenti delle rispettive organizzazioni criminali ucraina e napoletana.