La memoria torna facilmente ai banchetti improvvisati nei vicoli della vecchia Napoli e agli inseguimenti tra “guardie e ladri” lungo le strade della Puglia che portano alla Campania. Il ricordo è ancora fresco di quel fenomeno che ha caratterizzato lo sviluppo dell’attività criminale degli anni Settanta. Oggi, a distanza di qualche decennio, le “bionde sono tornate”. Il contrabbando di sigarette, che qualcuno aveva creduto essere sparito, è tornato a colpire. Sono cambiate le tecniche, i guadagni e, ovviamente, la repressione.
Oggi i punti più caldi per l’ingresso dei carichi di tabacco sono i porti di Ancona, Taranto, Gioia Tauro e i confini del Friuli Venezia Giulia. Attraversando quella che una volta era l’Europa della cortina di ferro, le sigarette arrivano in Italia con modalità assolutamente insospettate e nascondono nuovamente la mano della criminalità organizzata. Un fenomeno tornato alla ribalta anche per la pressante crisi economiche che non lascia spazio a “sprechi”. E così un pacchetto di sigarette, che normalmente può arrivare a sfiorare i 4 euro, al mercato nero costa poco più della metà.
Lo sanno bene i finanzieri del Gico di Trieste, ovvero il Gruppo investigativo criminalità organizzata agli ordini del tenente colonnello Nicola Sibilia. Le Fiamme gialle, che contrastano anche il traffico di droga, ogni giorno sono in prima linea per fermare un fenomeno dilagante. In poco meno di due anni sono riusciti a sequestrare qualcosa come 30 tonnellate di sigarette, arrestato un centinaio di persone e posto i sigilli a oltre cento mezzi. Dati che nascondono la pericolosità del fenomeno e che non accennano a diminuire. Il traffico parte nella maggior parte dei casi dall’Ucraina. Qui la criminalità organizzata ha predisposto le basi per lo stoccaggio e la distribuzione delle “bionde”. E da qui partono anche le sigarette contraffatte che arrivano dalla Cina. I carichi destinati alle organizzazioni malavitose italiane e ai gruppi criminali dell’Est presenti in Italia partono con le modalità più disparate. Come il caso di camper “infarciti” all’inverosimile di sigarette, attrezzature apparentemente destinate ad altro uso, camion zeppi di cartoni ben nascosti in doppiofondi. “Ci siamo imbattuti in veri e propri fantasisti del crimine. Abbiamo scoperto sigarette in posti impensabili.
La scoperta, ovviamente, non è semplice, ma abbiamo affinato le tecniche di investigazione e, come si può vedere, i risultati ci danno ragione”. Con orgoglio ma anche con la tenacia che non lascia spazio all’improvvisazione, il tenente colonnello Sibilia mostra i frutti del suo lavoro. Con i suoi uomini, con i quali si è creato uno spirito di gruppo, è diventato “il segugio” per scoprire ogni “genialità” della criminalità organizzata che cerca di “sfondare” la porta triestina per portare a destinazione le sigarette. I guadagni del malaffare hanno cifre da capogiro. Una stecca di sigarette, che in Ucraina non supera i 5 euro, arriva a Napoli a 12,5 euro, per poi essere venduta a 18. In questo “valzer delle bionde” ci sono soldi per tutti: per chi stocca la merce, per chi la trasporta (anche 500 euro a viaggio), per chi fa la staffetta accompagnando il camion nel deposito napoletano o romano. In questa “guerra contro la frode” i finanzieri del Gico di Trieste sono in buona compagnia. Come l’organizzazione “antifrode internazionale” (Olaf) messa a punto dall’Unione europea. Una rete che consente di mettere in relazione i criminali di vari Paesi e mettere in connessione le attività di contrasto.
A fianco al fenomeno dei grandi gruppi malavitosi, che accompagnano le loro attività spesso anche con lo spaccio di droga, vi sono i “taxi driver”. Ovvero insospettabili cittadini, spesso romeni o ucraini, che approfittando di una vacanza in Italia portano nelle loro auto o nei loro camper “montagne di sigarette”. Ad aspettarli connazionali che vivono soprattutto nel Nord della penisola. Una volta arrivati a destinazione, ammortizzano il costo del viaggio guadagnando anche i soldi per una buona vacanza. Le pene, ovviamente, ci sono ma molto spesso si tramutano in una multa che difficilmente l’improvvisato contrabbandiere pagherà. La nuova legge prevede, infatti, una multa di 5 euro ogni grammo di sigarette sequestrate. Per fare un esempio: 1 pacchetto è pari a 20 grammi, e quindi 100 euro di multa. Se si pensa che generalmente i finanzieri riescono a scovare in un’auto centinaia di stecche, il calcolo è presto fatto. Vi sono poi le pene detentive: da 10 chilogrammi in su si va da 1 a 5 anni carcere. E che dire del danno per le casse dello Stato? Una cifra imponente che stimola ancora di più l’attività di contrasto del Gico di Trieste e delle forze di polizia. E tutto questo per una “bionda” di contrabbando.