Un team di scienziati della Leiden University, la più antica università olandese, ha scoperto che vivere fino alla veneranda età di 100 anni non ha nulla a che fare con lo stile di vita che si conduce, ma con i geni che si hanno in dotazione al momento della nascita. L'unico segreto sta, dunque, nell'avere il giusto Dna. Per i fortunati portatori dei cosiddetti "geni di Matusalemme" - dal nome del patriarca della Bibbia che visse fino ai 969 anni - sigarette, alcol o cibo spazzatura sembrerebbero avere una trascurabile incidenza sulla salute. Lo studio ha rivelato, così, che la possibilità di condurre una lunga vita non deriva da un solo gene, bensì da una combinazione di geni - una particolare mutazione - estremamente rara, riscontrabile in un individuo ogni 10.000.
Secondo gli scienziati la mutazione offrirebbe una protezione significativa da malattie senili, così come da patologie cardiache o da tumori. Elin Slagboom - a capo dello studio, fondato su 3.500 centenari - ha recentemente pubblicato altre indagini che dimostrano come la fisiologia delle persone appartenenti a nuclei familiari longevi si differenzi da quella di persone "normali". Si ritiene, inoltre, che i "geni di Matusalemme" ne includano uno associato al metabolismo - l'AdipoQ - presente nel 10% dei giovani e nel 30% dei centenari.
Ciò che la scienza si auspica è che simili risultati permettano a breve di brevettare un farmaco anti-invecchiamento. David Gems, ricercatore presso lo University College di Londra, ha spiegato che "individuare i geni responsabili della longevità consente di sviluppare farmaci che intervengano su di essi in modo da rallentare sensibilmente il processo di invecchiamento. E' necessario riconsiderare l'invecchiamento in quanto si tratta di una vera e propria malattia. Pertanto, siamo moralmente obbligati a considerare tutte le vie che potrebbero consentirci di controllarlo".