Nel giorno dell'euro ai minimi storici e del venerdì nero per le Borse europee, sotto pressione per i forti dubbi sulla tenuta della Grecia, le stime diffuse dal Fondo monetario internazionale (Fmi) confermano lo stress dei debiti pubblici non solo nell'Eurozona, ma in tutte le economie avanzate. Se per contrastare la recessione e favorire la ripresa i governi hanno varato pacchetti di stimolo delle proprie economie, ora è proprio il debito contratto per finanziare questi interventi a essere la principale minaccia alla crescita economica. Nella prefazione del Fiscal Monitor Report, il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, avverte che "le politiche di bilancio devono puntare a ridurre gradualmente, ma in modo deciso e significativo, il livello del debito pubblico piuttosto che stabilizzarlo sugli elevati livelli post-crisi. Non farlo indebolirà le prospettive di crescita nel lungo termine".
I conti dell'Italia tengono
I dati confermano però che i conti pubblici italiani sono sotto controllo e pur con l'attenzione che occorre prestare con un debito pubblico così elevato come il nostro, il Fmi stima che all'Italia potrebbe bastare un aggiustamento del 4,1 per cento del Pil tra il 2010 e il 2020, praticamente della stessa entita' richiesta alla Germania (4 per cento) e addirittura inferiore della metà all'aggiustamento richiesto alla Francia (8,3 per cento) e in media alle economie avanzate (8,75 per cento). Tiene la nostra spesa pensionistica nei prossimi decenni, mentre qualche preoccupazione in più - ci avverte il Fmi - la desta la nostra spesa sanitaria. Il Fondo monetario stima una crescita dal 6,3 per cento del Pil di quest'anno fino all'11 per cento nel 2050. Una tendenza che ci accomuna agli altri Paesi industrializzati: nello stesso periodo in Francia, per esempio, salirà dall'8,7 al 14,6 per cento, mentre in Germania dal 7,9 al 14,4 per cento. L'Italia resta maglia nera, invece, per la pressione fiscale: 43,46 per cento (46,9 considerando anche i contributi sociali). E' più alta soltanto in Danimarca(48,7 per cento), Svezia (48,3 per cento), Belgio (43,9 per cento), Francia (43,71 per cento) e Norvegia (43,6 per cento).
Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna sorvegliati speciali
Torna a salire il rischio default dei cosiddetti paesi 'pigs' dell'eurozona, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda: i credit-default swap (cds) sul debito greco sono balzati di 42,5 punti base a 572,5 punti, Quelli sul Portogallo sono aumentati di 18 punti base a 219 punti e quelli sulla Spagna di 14,5 punti base a 169,5 punti. I cds sull'Irlanda di 12 punti base 182. Si tratta dei paesi che hanno i deficit più alti di Eurolandia. Per quel che riguarda il debito pubblico, il record va alla Grecia che viaggia verso il 130%. Di seguito nel dettaglio la situazione dei 'pigs', considerati i paesi più a rischio.
Irlanda. La crisi globale si è aggiunta alla recessione interna e l'Irlanda vive oggi quella che Bruxelles definisce una "recessione continuata", con un "drammatico deterioramento dei conti pubblici". Il Pil ha ancora il segno meno (-0,9%), e il suo deficit nel 2010 è all'11,7% mentre nel 2011 sarà al 12,1%. Il debito è al 77,3% del pil nel 2010 e l'anno prossimo salirà all'87,3%. Tra i problemi maggiori, l'altissima disoccupazione (13,8%) e la scarsissima competitività.
Grecia. La Commissione Ue attende per la Grecia una recessione peggiore del previsto sia per il 2010 sia per il 2011. Il Pil scenderà a -4% nel 2010 rispetto al 3% previsto nel rapporto di ottobre scorso e a -2,5% nel 2011 rispetto allo 0,5% atteso. Il deficit sarà al 9,3% per il 2010 e al 9,9% per il 2011, mentre il debito è da record: al 124,9% quest'anno e Al 133,9% per il 2011. L'alta disoccupazione (11,8%) è destinata a salire al 13,2% nel 2011, e l'attività economica perderà ancora forza a causa dela calo delle fiducia dei consumatori e di politiche fiscali "appropriate" ma "restrittive". Per evitare il rischio di fallimento, Ue e Fmi hanno messo a punto un meccanismo di aiuti finanziari.
Spagna. La Ue ha chiesto "sacrifici aggiuntivi" a Madrid per diminuire più in fretta i deficit elevati. E' stata chiesta una manovra aggiuntiva pari all'1,5% del Pil quest'anno, e una pari al 2% del Pil l'anno prossimo. Il deficit spagnolo è all' 11,4%, e dovrà scendere attorno al 9% a fine anno e al 6,5% nel 2011. Per quanto riguarda il debito pubblico, è al 64,9% nel 2010 e al 72,5% per l'anno prossimo. Pil ancora negativo per quest'anno, e la disoccupazione più alta d'Europa (19,7%) peggiorerà l'anno prossimo.
Portogallo. Stessa linea anche per il governo di Lisbona, che nel 2011 si è impegnato a ridurre il deficit dall'attuale 9,4% al 5,1%, invece del 6,6% finora previsto. Anche il debito (all'85,8% per quest'anno e al 91,1% l'anno prossimo), così come deficit e disoccupazione, ha raggiunto i massimi storici. Bassissima la produttività, sotto la media ue negli ultimi dieci anni. "Riflette la debolezza strutturale del paese" secondo Bruxelles.
La giornata nera delle Borse europee
La Borsa di Madrid ha ceduto quasi sette punti percentuali e Milano oltre il 5%. La seduta, che ha registrato consistenti vendite fin dalla mattinata, si è progressivamente appesantita con l'avvio negativo di Wall Street, che poteva essere l'unico appiglio di giornata per risalire. Così, oltre allo scivolone della piazza azionaria spagnola e italiana, i cali sono stati diffusi: Parigi ha ceduto quattro punti e mezzo, Francoforte e Londra oltre tre. Pesante la seduta delle Borse dei Paesi sotto osservazione per il loro debito pubblico: Lisbona -4,27%, Atene -3,41%. In generale le vendite hanno investito soprattutto i titoli delle materie prime, con i prezzi delle scorte mondiali in netto calo, e quelli bancari. Nel settore del credito (il cui indice Dj stoxx specializzato ha ceduto oltre il 5%), in particolare sono scivolati i titoli del Banco Santander a Madrid e di Societe Generale a Parigi, che hanno perso rispettivamente l'8,98% e l'8,63%. A Milano Unicredit ha chiuso in calo del 6,32%, Intesa SanPaolo del 5,33%.
Di seguito, la chiusura degli indici dei titoli guida delle Borse europee:
- Londra -3,14% - Parigi -4,59% - Francoforte -3,12% - Madrid -6,64% - Milano -5,26% - Amsterdam -3,13% - Stoccolma -2,51% - Zurigo -2,23% - Atene -3,41% - Lisbona -4,27% - Dublino -3,66%.
L'euro scende anche sotto la soglia 1,24 dollari. La moneta europea ha toccato un minimo di 1,2387 dollari, il livello più basso da novembre 2008.