di Sandro CaliceMANOLETE - FRA MITO E PASSIONE
di Menno Meyjes. Spagna, Gran Bretagna 2007 (Eagle Pictures)
Adrien Brody, Penélope Cruz, Nacho Aldeguer, Juan Echanove, Josep Linuesa, Ann Mitchell, Santiago Segura.
I tori e le corride c’entrano poco. Qui si parla della vita e della morte di Manuel Rodriguez Sanchez detto Manolete, uno dei più celebri toreri della storia, e del suo amore per la bellissima Lupe Sino. Col regista Meyjes, già sceneggiatore di Spielberg, che sembra suggerirci che alla fine a uccidere Manolete non è stato un toro.
E’ il 28 agosto del 1947. Manolete (Brody) ha compiuto da poco 30 anni, ma è già vecchio per la corrida e il pubblico sembra avere già un nuovo idolo, Luis Miguel Dominguin. Per questo a Linares deve dimostrare di essere ancora lui il numero uno. Ma quella giornata comincia male. Lupe (Cruz), la sua donna, non è con lui al risveglio. Manolete comincia a ricordare. Il primo incontro, il colpo di fulmine, la passione. Lui, nato da una famiglia di toreri, pronipote di Pepete e Machaquito, senza padre dall’età di 5 anni, con un’infanzia di povertà e disagi, diventato il torero più famoso di Spagna e del mondo, con una vita consacrata alla morte e il suo viso eternamente malinconico, si trova completamente disarmato di fronte a quella donna che emana disperatamente vita, libertà, sesso. Lupe lo seguirà, facendosi inseguire, fino a quel giorno. Ma la scelta finale sulla strada da prendere spetta solo a Manolete.
“Manolete” è un film elegante, quasi patinato, stilisticamente raffinato. I due attori premi Oscar Adrien Brody e Penelope Cruz sono ineccepibili nei loro ruoli, così fisicamente somigliante il primo, così potentemente e pericolosamente sensuale la seconda. Ma il film è quasi tutto qui. In questa storia d’amore mortale e distruttiva. Il mondo delle corride lo vediamo quasi solo nel lato intimo della vestizione e della camera da letto del torero, il franchismo e tutto il terribile periodo in cui la storia è ambientata appaiono di straforo. E l’andamento da thriller del racconto, con continui e spesso ridondanti flashback, quasi tutto primi piani ed interni, confonde le idee, non accompagna i personaggi e non aiuta nemmeno a comprendere la natura del rapporto tra Manolete e Lupe, cioè il centro della storia.