Il Mare Nostrum a rischio 'furto' del suo dna. Anche la superficie dell'acqua sembra infatti essere diventata una fonte economicamente interessante. Da qui la presa di posizione di 19 paesi che hanno rimesso in mano alla Commissione internazionale per l'esplorazione scientifica del Mediterraneo (Ciesm) la tutela dei diritti sul patrimonio genetico di questo mare, in assenza di una legge che difende il materiale genetico di cui è ricco tutto il bacino a livello superficiale.
L'allarme è arrivato dal 39/o congresso della Ciesm, aperto dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dal presidente della Ciesm, il principe Alberto II di Monaco. Ed è questo del dna uno dei grandi nuovi temi al centro del summit che vede a confronto 1.000 scienziati per mettere a punto una task-force e linee guida per il nostro mare. Secondo il principe Alberto, il patrimonio genetico del Mare Nostrum va difeso da "interessi privati e lontani".
Da quando con le tecnologie nuove si riesce a sequenziare il materiale genetico, il dna che contiene informazioni di ogni essere vivente, e si riesce a farlo rapidamente e a costi sempre più bassi, e dopo la rivoluzione per la sequenza del genoma umano, queste stesse tecniche, finito il progetto sull'uomo, possono essere applicate ad altri settori. Uno di questi è l'acqua superficiale del mare dove c'è "la vera diversità genetica", hanno spiegato gli esperti del direttivo scientifico Ciesm. Sempre secondo gli stessi esperti, in un litro di acqua di mare ci sono molti più geni diversi rispetto a quanti ce ne possano essere nell'uomo.
Si trovano batteri, virus, batteri morti. Tutto materiale genetico che può far gola a progetti industriali, primo fra tutti le energie alternative visto che la superficie del mare è ricca di organismi fotosintetici. Da qui la preoccupazione degli esperti che ipotizzano un percorso verso un target economicamente vantaggioso. Ecco quindi la necessità di difendere i proventi dell'utilizzo del materiale genetico ripartiti in parti uguali tra i paesi mediterranei.