Economia


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Per l'Italia una lenta uscita dalla recessione

L'analisi del Fondo Monetario Internazionale nel rapporto sulle prospettive regionali europee e

L'Italia sta uscendo dalla recessione a un passo più lento rispetto agli altri due principali Paesi di Eurolandia, la Germania e la Francia. Lo conferma il Fondo Monetario Internazionale che, nel rapporto sulle prospettive regionali europee pubblicato oggi, rileva come "nell'area euro la prevista crescita del Pil reale toccherà l'1% nel 2010 e l'1,5% nel 2011, con la performance del 2011 guidata dalla Francia (1,8%) e dalla Germania (1,7%)" mentre "altre grandi economie dell'area euro emergeranno più lentamente dalla recessione, segnatamente l'Italia; mentre per la Spagna è prevista una contrazione anche nel 2011". Il rapporto del Fondo monetario internazionale conferma dunque le previsioni di crescita economica dell'Italia per il biennio in corso, così come per la Germania, e in generale su tutta l'area dell'euro sul 2011 stilate meno di un mese fa nell'ultimo World Economic Outlook. In quel documento l'istituzione di Washington aveva tagliato le stime di crescita per l'Italia prevedendo un +0,8% sul 2010 e +1,2% nel 2011, con riduzioni rispettivamente di 0,2 e 0,1 punti rispetto alle stime di gennaio.

Il rapporto del Fondo rileva come "una ripresa moderata e diseguale stia prendendo forma in Europa, sostenuta dal rimbalzo del commercio globale e dalle politiche di stimolo. Ma, anche se la ripresa dovrebbe accelerare nel 2010-2011, i tradizionali fattori di traino della ripresa dovrebbero essere più deboli del solito. Se da un lato infatti nel breve periodo la crescita dell'area beneficerà delle esportazioni, dei sostegni fiscali e delle misure di stimolo e di un miglioramento della domanda dei consumatori indotta da un'ascesa della fiducia, dall'altro i consumi e gli investimenti saranno appesantiti da altri fattori come le perduranti difficoltà del settore bancario che si tradurranno i restrizioni del credito.

Per i paesi meridionali di Eurolandia, inoltre, esiste un nodo-competitività. La bilancia delle partite correnti dei sette paesi meridionali dell'euro (Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna), vale a dire la bilancia dell'interscambio di merci, servizi e trasferimenti, dalla metà degli anni '90 sia peggiorata drasticamente passando dall'equilibrio a un deficit complessivo del 10%. Una tendenza, sottolineano gli economisti di Washington, condivisa da tutti i Paesi della zona meridionale, anche se il deficit resta a livelli più moderati a malta, in Slovenia e, in particolare, in Italia