Salute della pelle


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Attenti ai lettini solari

L’abuso aumenta del 75% il rischio di melanoma lettino_solare_296

Un’indagine statunitense ha dimostrato come l’utilizzo dei lettini solari sia passato dall’1% della popolazione nel 1988 al 27% nel 2007. Una recente analisi effettuata dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e pubblicata sull’International Journal of Cancer ha valutato il rapporto tra lettini solari e rischio melanoma, dimostrando che l’utilizzo delle lampade abbronzanti prima dei 35 anni aumenta del 75% il rischio di sviluppare il melanoma.

E’ l’allarme lanciato dai dermatologi nel corso della presentazione alla stampa della prima edizione italiana dell’EUROMELANOMA DAY, una giornata organizzata da SIDeMaST interamente dedicata alla prevenzione e alla diagnosi precoce del melanoma e dei tumori della pelle: ieri, lunedì 10 maggio nelle principali città italiane dermatologi volontari incontreranno i cittadini presso le strutture ospedaliere ed universitarie per fornire informazioni sui tumori della pelle e sul melanoma e/o offrire screening gratuiti della cute.

I cittadini potranno chiamare il numero verde 800-591309 per ricevere indicazioni sul centro Euromelanoma più vicino o potranno consultare il sito internet www.sidemast.org).

Il melanoma è un tumore maligno, quello più aggressivo tra tutti i tumori della pelle in termini di mortalità, che in Italia ogni anno registra 10 nuovi casi ogni 100.000 uomini, 9 casi ogni 100.000 donne e causa la morte di circa 5 abitanti su 100.000 all’anno (dati Istituto Superiore di Sanità).

L’incidenza del melanoma è in continuo aumento: si assiste, infatti, ad incrementi annui dal 3% al 7%, valori superiori a qualsiasi altro tipo di tumore, con la sola eccezione per il cancro al polmone nelle donne. Tale fenomeno è dovuto alla maggiore ed eccessiva esposizione al sole e ai raggi ultravioletti (UV), dannosi per l’epidermide, oltre che alla riduzione dello strato di ozono.

“I principali fattori di rischio del melanoma – afferma Ketty Peris, Direttore della Clinica Dermatologica Universitaria dell’Aquila - sono genetici e non possono essere, quindi, eliminati: sono legati a una cute chiara, a numerosi nevi ed a una storia familiare di melanoma. Tuttavia ciascuno può ridurre significativamente il rischio di sviluppare un melanoma attraverso un’adeguata prevenzione e una corretta esposizione solare, ossia evitando di esporsi al sole tra le ore 11 e le ore 15 ed usando un filtro solare con fattore schermante alto.”

Nella lotta al melanoma è fondamentale anche la diagnosi precoce che prevede, per le persone a rischio, una visita di controllo dal dermatologo almeno una volta l’anno, un auto-controllo periodico, ogni 2-3 mesi, di tutta la superficie della propria cute e, qualora si osservi la comparsa di un nuovo neo o un cambiamento di colore, forma, dimensione, diventa necessario rivolgersi ad un dermatologo al più presto.

Per la diagnosi precoce, oltre alla microscopia ad epiluminesceza o dermatoscopia, che è una metodica non invasiva diffusamente utilizzata dai dermatologi, è attualmente oggetto di studio il laser confocale. Si tratta di una nuova tecnica anch’essa non invasiva, ossia non serve a fare le biopsie ma l’esame viene fatto in vivo, che permette di analizzare le caratteristiche delle singole cellule identificando il melanoma e altri tumori della pelle in fasi molto iniziali. 

Si discute, inoltre, sul rapporto tra vitamina D e tumori, inclusi quelli della pelle: recenti evidenze scientifiche dimostrano che la Vitamina D potrebbe essere importante per la salute del paziente dopo la diagnosi di melanoma e addirittura per la prevenzione dei tumori della pelle e di altri organi. I dermatologi, quindi, consigliano di tenere i livelli di Vitamina D nella norma e assumerne, se necessario, un supplemento, specialmente in inverno, quale un polivitaminico in compresse o olio di fegato di merluzzo oppure assumere quotidianamente alimenti ricchi di Vitamina D quali pesce grasso (ad esempio salmone), uova, yogurt, cereali e latte.