La più recente definizione diagnostica dell’anoressia nervosa è stata fornita dall’America Psychiatric Association nel suo manuale, il DSM III-R.
Il manuale ritiene essenziali i seguenti criteri diagnostici:
a) rifiuto di mantenere il peso del proprio corpo al di sopra della soglia minima, attesa in relazione all’età e all’altezza;
b) vero e proprio terrore di acquistare peso o diventare grasso;
c) immagine corporea distorta (il “sentirsi grassi”);
d) amenorrea.
La maggioranza dei soggetti anoressici sono donne; il disturbo si presenta anche negli uomini, ma in percentuale minore. È soprattutto una malattia dell’adolescenza che compare preferibilmente tra i 14 e i 18 anni di età. Nonostante ciò, vi sono alcuni casi in cui il disturbo è comparso ad un’età più avanzata, nel terzo o addirittura nel quarto decennio di vita. Dati recenti depongono a favore di un aumento del numero di casi a comparsa post-adolescenziale.
La maggior parte degli studiosi contemporanei del fenomeno, concorda sull’interpretazione dell’anoressia in termini di disordine dello sviluppo adolescenziale, risultante da una incapacità di far fronte alle richieste evolutive di tale periodo, in particolare al bisogno di sviluppare un’identità e un senso di capacità personale chiaramente definiti.
I soggetti anoressici sono cresciuti spesso in famiglie con forte tendenza alla ricerca del successo e grande cura delle apparenze esterne. Dietro un atteggiamento generalmente positivo, questi soggetti provano di solito sentimenti di debolezza e indegnità e si sentono obbligati a corrispondere a quanto percepiscono come una richiesta incessante di perfezione.
Il periodo in cui più tipicamente emerge l’anoressia è dopo la pubertà, quando le esigenze dell’adolescenza mettono l’individuo di fronte alla necessità di maggior indipendenza, alla sfida delle relazioni sessuali e al bisogno di perseguire obiettivi e attività autonome. Questa situazione tende ad aggravare un già profondo senso interiore di dubbio e di spregio di sé.
L’anoressia nervosa ha inizio spesso con una dieta, che all’inizio non è diversa da analoghi tentativi di perdere peso in altri adolescenti. Data però la particolare vulnerabilità della condizione dell’anoressica, il fatto di sottoporsi a una dieta genera un forte senso di autocontrollo che ha basi sia interiori che sociali; interiori, perché dà un senso di padronanza e di euforia a un individuo che in precedenza si sentiva non solo debole ma anche depresso e vuoto; sociali, perché in una cultura che valorizza la magrezza, il raggiungimento di una tale forma corporea costituisce un trionfo.
L’anoressica, inoltre, ricava una soddisfazione secondaria dal potere di manipolazione che i suoi sintomi le danno all’interno della famiglia: in una situazione in cui potrebbe sentirsi depressa, il rifiuto del cibo richiama negli altri una risposta intensa, afferma la sua presenza in un modo che non può essere ignorato.