di Mauro Caputi"Mi aspetto un Giro tirato e spettacolare. Mi aspetto una grande battaglia. Il tracciato lo promette". Davide Cassani sta 'provando' le strade lungo le quali si snoderà la corsa rosa, pronto a raccontare agli spettatori della Rai i duelli, i segreti e le strategie che si nascondono dietro ogni scatto, dopo ogni fuga e ogni rientro nel gruppo. Ha un suo favorito, seppur con qualche riserva: "Credo che Cadel Evans abbia buone possibilità. Però, è solo la seconda volta che viene al Giro, dopo quella volta nel 2002, anche se la sua esperienza nelle grandi corse a tappe non si discute. Non si presenta, comunque, come l'uomo da battere".
E fra gli italiani?
"Basso finora non ha fatto granché. Può darsi che abbia preparato un avvicinamento tranquillo e graduale alla corsa. L'anno scorso aveva la necessità di dimostrare tutto e subito. Adesso può allenarsi con maggiore calma. Oltretutto la sua squadra, la Liquigas, è molto compatta e in grado di aiutarlo".
La possibile sorpresa?
"Bisognerebbe aspettare l'ultima settimana per poterne indicare una. Vinokourov non sarebbe certo una sorpresa. Allora, anche se è presto per parlarne, dico Michele Scarponi. L'anno scorso ha vinto due tappe. Adesso potrebbe anche far meglio".
Veniamo al percorso. Che Giro sarà?
"Immagino che il vincitore possa venir fuori dalle salite. Le crono non sembrano decisive, ma non si può mai dire. Anzi, non escludo che un bravo discesista possa fare la differenza, per quello che ho potuto sperimentare".
Cioè?
"Sto pensando alla penultima tappa, con l'arrivo al Tonale dopo l'ascesa al Gavia. Quest'anno si sale dalla parte di Santa Caterina e non da quella di Ponte di Legno, una novità assoluta. Ho provato il percorso che è sicuramente impegnativo, anche perché viene dopo altre due cime, ma non clamoroso. La discesa, invece, fa paura. Si va giù a 90 all'ora, tirare i freni diventa istintivo. Ho visto che in alcune curve stanno lavorando per mettere in sicurezza il bordo. Ho osservato il fondo stradale: è perfetto, però c'è sempre l'incognita meteo e tutti speriamo che il tempo sia favorevole. Un vero discesista, con coraggio, potrebbe crearsi un buon margine, sempre che poi sia in grado di affrontare l'ultima salita, quella del Tonale, con sufficiente energia".
Quindi è proprio vero che il succo è nell'ultima settimana...
"Spesso è così, ma le insidie, in questo caso, sono davvero tante. Prendiamo la cronosquadre, cioè la quarta tappa. E' la prima 'italiana' dopo l'avvio in Olanda. Come per tutte le cronometro c'è il rischio di sbagliare qualcosa e di lasciare un bel po' di secondi. E poi penso alla crono conclusiva di Verona. E' vero che è breve, ma non è detto che sia una passerella. Dipende da quali saranno i distacchi in classifica. E' vero che, a mio avviso, a quel punto Potrebbe essere una passerella, ma dipenderà tutto da quali saranno i distacchi in classifica. Anche se io penso che, a quel punto, dovrebbe essere molto allungata..." Quest'anno il Giro ha la sua 'piccola Roubaix', come l'ha definita il direttore della corsa, Angelo Zomegnan. Si riferiva all'ultima decina di km della settima tappa, la Carrara-Montalcino. "Fra l'altro in salita. Sì, un tratto di strade bianche insidioso. Una foratura sullo sterrato significa lasciare una quarantina di secondi in un momento topico di una frazione mossa. Sarà dura per i corridori e spettacolare per gli spettatori. E, per quanto riguarda lo spettacolo, vorrei ricordare che la tappa successiva, l'ottava, si conclude con l'arrivo al Terminillo. Dopo una settimana di pianure o quasi, è un ostacolo che può fare selezione". La tredicesima tappa, con arrivo a Cesenatico, avrà un aspetto extrasportivo commovente. "Tutto in quella zona, su quelle strade, è Pantani. Ci ricorderà quello che Marco è stato per questo sport". Dopo il secondo e ultimo giorno di riposo è in calendario la cronoscalata di Plan de Corones. Tredici chilometri per dare l'assalto alla maglia rosa? "Sì, se pensiamo che l'anno scorso Contador fu costretto a pagare pegno a Pellizotti. Nessuno può sottovalutare queste situazioni. E poi, c'è il prologo prima del giorno di riposo".
Il prologo?
"Sì, le due tappe precedenti. Nella quattordicesima si affronta il Monte Grappa a 40 km dall'arrivo di Asolo. Sono 19 km di salita, un trabocchetto che potrebbe essere sfruttato da chi vuole provare a dare una scossa alla sua classifica. Il giorno successivo c'è l'arrivo allo Zoncolan, una salita di 10 km al termine di una tappa di 222 km con quattro cime. Invito a fare attenzione alla penultima, la Sella Valcalda: è un'ascesa breve, ma con pendenze del 18%. Un muro che si farà sentire nelle gambe, visto che pochi chilometri dopo c'è da scalare lo Zoncolan. Per me questa è una delle tappe regine".
Antipasto ricco in vista dell'ultima settimana...
"Forse qualcosa di più. Comunque è chiaro che le cime sono concentrate lì. Dopo la cronoscalata c'è la Brunico-Peio. Poi un momento di relax nella Levico Terme-Brescia. Quindi l'arrivo all'Aprica, con il Mortirolo, una salita storica di 12,5 km che arriva dopo la scalata di Trivigno e ben 30 km prima dell'arrivo, ancora in salita".
Poi la penultima tappa, quella col Gavia, argomento che abbiamo già affrontato.
"Sì, per la parte che riguarda la salita da Santa Caterina e la discesa verso Ponte di Legno. E non renderemmo giustizia ai corridori se non ricordassimo che, prima di tutto ciò, ci sono i 12 km della Forcola di Livigno, poi il Passo di Eira, quindi il Passo di Foscagno. Sarà una grande battaglia, non certo limitata a questa frazione. Prevedo proprio un bel Giro".