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Le dimissioni di Scajola

Dopo la bufera il ministro lascia scajola_dimissioni_296

Claudio Scajola si presenta davanti alla stampa e, con voce scossa, annuncia le sue dimissioni. ''In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere - si accora -. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni''.

Scajola ritiene, come ha piu' volte detto negli ultimi giorni, ''di essere estraneo'' alla vicenda che lo vuole coinvolto nell'acquisto della casa con fondi neri. ''Non sono indagato'', afferma dicendosi certo che la sua innocenza ''verra' dimostrata''. Tuttavia, aggiunge ''una cosa l'ho capita. Un ministro non puo' sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri''. Quindi, annuncia, ''se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per annullare il contratto''. Scajola ribadisce che, come ministro, non puo' ''abitare in una casa pagata in parte da altri'' e questa e' la motivazione che lo spinge a dimettersi.

Il ministro rassegna dunque le sue dimissioni dal governo,sentendosi ''vittima di una campagna mediatica senza precedenti, che non da' tregua ne' respiro''. Se ne va dal dicastero di Via Veneto ''con grande sofferenza'', dopo 10 giorni passati ''la notte e la mattina'' a compulsare rassegne stampa piene di articoli sulla sua vicenda. ''Ho imparato nella mia vita che la politica da' sofferenze - si sfoga - ma ho anche imparato che sono compensate da soddisfazioni. So che tutti i cittadini hanno grandi sofferenze e non penso quindi che io solo sto soffrendo, ma mi trovo esposto ogni giorni a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie''.

Per questo Scajola lascia senza tuttavia sentirsi abbandonato: né dal premier né dai colleghi di governo e di partito. E neppure, persino, dall'opposizione. ''Ho avuto attestati di stima da Berlusconi - dice Scajola - al quale sono legato da un affetto profondo da lui ricambiato'' ma il ministro dimissionario ha ricevuto ''attestati di stima anche dal governo, dalla maggioranza e da tutto il Pdl''. E non solo: ''Voglio riconoscere - afferma - l'attenzione responsabile e istituzionale della stessa opposizione''.

Dimissioni, uno e due
E' la seconda volta che Claudio Scajola è costretto a rassegnare le dimissioni di ministro. Era già successo nel 2002: in quel caso Scajola era ministro dell'Interno del Governo Berlusconi. Il 'casus belli' avviene il 29 giugno. Il ministro è in visita istituzionale a Cipro. Con lui alcuni giornalisti. Scajola si lascia andare ad alcune esternazioni su Marco Biagi, il consulente del ministero del Lavoro ucciso dai terroristi quello stesso anno. ''Biagi era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza'': è la frase di Scajola, riportata il giorno dopo dal Corriere della Sera e dal Sole 24 ore, che fa scatenare l'uragano. Dopo alcuni giorni di roventi polemiche, il 4 luglio il ministro rassegna le dimissioni. In precedenza, Scajola si era dimesso da sindaco di Imperia. Era il 12 dicembre 1983 e l'allora primo cittadino democristiano viene arrestato dai carabinieri con l'accusa di concussione aggravata. Il giorno dopo si dimette. In seguito viene prosciolto dalle accuse.

Berlusconi: "Dimissioni Scajola? Senso dello Stato"
''Oggi si è dimesso un ministro molto capace''. Così il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito da alcuni presenti ad un incontro con il presidente del Ppe Joseph Daul, ha commentato la vicenda del ministro Scajola. ''Scajola - ha detto Berlusconi - ha assunto una decisione sofferta e dolorosa, che conferma la sua sensibilita' istituzionale e il suo alto senso dello Stato, per poter dimostrare la sua totale estraneita' ai fatti e fare chiarezza su quanto gli viene attribuito". ''Al Ministro Scajola va l'apprezzamento mio e di tutto il Governo per come ha interpretato il ruolo di ministro dello Sviluppo Economico in una fase difficile e delicata che, anche grazie al suo contributo, l'Italia sta superando meglio di altri Paesi''.

Bersani: "Ci sono benefattori sconosciuti?"
Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, le dimissioni di Claudio Scajola sono uno "scossone piuttosto forte nel governo, è una fase di empasse politica per questa maggioranza" anche alla luce dello scontro tra Fini e Berlusconi. . "Siamo davanti a uno scenario in cui l'alternativa è tra la palude e il blocco delle decisioni e il rischio di una precipitazione della situazione politica, un passagio delicato, è evidente che dopo la vicende di Fini e quella sulla corruzione la situazione è intricata, paludosa e confusa".

"Forse sono emersi dei benefattori sconosciuti...". Ironizza Pier Luigi Bersani sulle motivazioni addotte da Claudio Scajola per le sue dimissioni. Il ministro ha detto di "non poter abitare in una casa pagata in parte da altri".

Bersani si chiede, invece, cosa dovesse dire chi, domani, si dovesse trovare al tavolo della concertazione con un ministro dello Sviluppo nella situazione emersa in queste ore. "E' uno scenario sconcertante", dice Bersani. Cooemnta anche l'Idv: "L'Idv - dice il presidente dei senatori Felice Belisario - ha chiesto le dimissioni e ha fatto bene. Il ministro si difenda nei modi più opportuni, ma venga comunque in parlamento a dire quello che ha combinato, se ha combinato, e poi andra' anche dal magistrato. Sono i comportamenti che devono essere esaminati non solo i reati".

Dall'Udc il commento di Enzo Carra: ''Intanto bisogna dire che siamo garantisti ma non scemi. La situazione era insostenibile. Il ministro se n'è reso conto e ha fatto bene".