Gli equilibri nel Parlamento uscente
I piccoli partiti sperano in una riscossa
Le elezioni del 2005, anticipate di un anno rispetto alla scadenza naturale, decretarono la vittoria di Tony Blair, che si assicurò un secondo mandato a Downing Street.
I Conservatori, malgrado una discreta prestazione, conquistarono poco più della metà dei seggi degli avversari. I Liberaldemocratici ottennero il più alto numero di scranni del dopoguerra.
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Percentuale voti |
Seggi |
Laburisti |
35,3% |
356 |
Conservatori |
32,3% |
198 |
Lib-Dem |
22,1% |
62 |
Altri |
10,3% |
30 |
L’affluenza alle urne fu del 61%, in linea con il voto del 2001, ma molto al di sotto delle percentuali registrate nel secolo scorso. Oltre ai partiti maggiori, la contesa vede in campo diverse formazioni locali. Il Dup, (unionisti dell’Ulster), conta 9 deputati, contro i 5 dei repubblicani del Sinn Féin.
Completano il quadro nordirlandese il Partito socialdemocratico laburista (3 deputati), e i conservatori unionisti dell’Uup (un seggio). I nazionalisti dell’Snp, che oggi governano la Scozia in minoranza, ha 6 deputati; gli indipendentisti gallesi del Plaid Cymru ne contano 3, altri 3 seggi vanno a liste minori. Tutti aspirano ad accrescere la loro presenza parlamentare. La destra xenofoba e nazionalista del Bnp e i Verdi non hanno fin qui fatto eleggere alcun loro rappresentante in Parlamento.