Vittoria risicata dei Conservatori o governo di coalizione: tutte le previsioni della vigilia indicano che, dopo le elezioni di giovedì, il Regno Unito potrebbe dare l’addio al ‘bipolarismo perfetto’ che ha segnato la sua storia. I sondaggi prospettano tre possibili scenari: nel primo caso, i Conservatori di David Cameron ottengono una maggioranza di pochi seggi, oppure formano un esecutivo di minoranza. La seconda e la terza ipotesi vedono la nascita di coalizioni: quella, improbabile, fra i Tories e i Liberaldemocratici di Nick Clegg, o quella tra questi ultimi e i Laburisti dell’attuale premier Gordon Brown.
La frammentazione dell’elettorato britannico non si è mai rispecchiata fedelmente nella ripartizione dei seggi alla Camera dei Comuni. Il sistema elettorale uninominale a turno unico garantisce la vittoria a chi si piazza primo in un collegio, anche con la maggioranza relativa. Questo fa sì che il destino politico del Paese sia determinato dalla battaglia in alcuni collegi-chiave. Finora, i più penalizzati dal sistema, che vede una classica lotta tra Conservatori e Laburisti, sono stati i Liberaldemocratici. Con la revisione della mappa dei collegi, il numero dei seggi è passato da 646 a 650.
Tradizionalmente, il Nord industriale dell’Inghilterra, la Scozia e il Galles votano per i Laburisti, mentre il Sud resta fedele ai Conservatori. I Liberaldemocratici hanno una ventina di bastioni ritenuti inespugnabili, ma non omogenei dal punto di vista geografico. I collegi in bilico sono oltre un centinaio, oggi quasi tutti in mano ai laburisti. Molti, specie nelle regioni operaie dell’Inghilterra centrale, potrebbero passare ai LibDem, che in campagna elettorale si sono mostrati più sensibili ad alcuni temi cari alla sinistra. Ma assai più numerosi sono i seggi destinati a passare dal Labour alla destra conservatrice.