Disabilità


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I numeri in Italia

3 milioni le persone affette da handicap, il 5% della popolazione

In tutto il mondo sono più di 650 milioni le persone disabili e solo in Italia se ne contano quasi 3 milioni, pari circa al 5 per cento di tutta la popolazione. Secondo l’ultima indagine sulle Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari condotta dall’Istat questo numero riguarda le persone con una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana. Se si considerano in generale le persone che hanno una apprezzabile difficoltà nello svolgimento di queste funzioni, ma non un’impossibilità, la stima allora sale a 6milioni 606mila persone, pari al 12 per cento della popolazione generale.

La presenza di disabilità è ovviamente correlata all'età: tra le persone di 65 anni o più la quota di popolazione con disabilità è del 18,7%, e raggiunge il 44,5% (35,8% per gli uomini e 48,9% per le donne) tra le persone di 80 anni e più. I tassi di disabilità evidenziano una differenza di genere a svantaggio di quello femminile: in rapporto al totale della popolazione le donne hanno un tasso di disabilità del 6,1% mentre gli uomini del 3,3%.

Nell’analisi della distribuzione territoriale emerge un differenziale tra l’Italia settentrionale e quella meridionale ed insulare. In particolare si osserva un tasso di disabilità del 5,7% nell’Italia insulare e del 5,2% nell’Italia Meridionale, mentre tale tasso scende al 4,2% nell’Italia Nord-Orientale e al 4,3% nell’Italia Nord-Occidentale. Nell’Italia Centrale si ha un tasso di disabilità del 4,9%. La stessa struttura geografica si osserva per gli uomini e per le donne.

Dall'indagine sulle condizioni di salute è possibile identificare 4 tipologie di disabilità: confinamento individuale (costrizione a letto, su una sedia non a rotelle o in casa), disabilità nelle funzioni (difficoltà nel vestirsi, nel lavarsi, nel fare il bagno, nel mangiare), disabilità nel movimento (difficoltà nel camminare, nel salire le scale, nel chinarsi, nel coricarsi, nel sedersi), disabilità sensoriali (difficoltà a sentire, vedere o parlare).

Il livello di disabilità più grave è rappresentato dal confinamento, che implica la costrizione permanente in un letto, o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressoché nulli, nonché il confinamento in casa per impedimento fisico o psichico. Risulta confinato il 2,1% della popolazione di 6 anni e più e tra le persone di 80 anni e più la quota raggiunge circa il 22,3% (16,1% maschi e 25,5% femmine).

In merito alle altre tipologie di disabilità, si rileva che il 2,3% delle persone di 6 anni e più presenta disabilità nel movimento, con quote significative dopo i 75 anni: nella fascia d’età 75-79 anni la quota arriva al 9,2% e nelle persone di 80 anni e più il tasso raggiunge il 22,1% (con uno scarto di circa 7 punti percentuali tra maschi e femmine, a svantaggio di queste ultime: 17,1% per i maschi contro 24,7% per le femmine).

Circa il 3% della popolazione di 6 anni e più presenta invece difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, cioè ha difficoltà ad espletare le principali attività di cura della propria persona (quali il vestirsi o spogliarsi; il lavarsi mani, viso, o il corpo; tagliare e mangiare il cibo, ecc.). Tra i 75 ed i 79 anni, sono circa il 10,6% le persone che presentano tale tipo di limitazione e che quindi necessitano dell’aiuto di qualcuno per far fronte a queste elementari esigenze; tra gli ultraottantenni, circa 1 persona su 3 ha difficoltà a svolgere autonomamente le fondamentali attività quotidiane. Le difficoltà nella sfera della comunicazione, quali l’incapacità di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa l’1,1% della popolazione di 6 anni e più.

Disabilità e invalidità, infine, sono concetti differenti: il primo fa riferimento alla capacità della persona di espletare autonomamente (anche se con ausili) le attività fondamentali della vita quotidiana e si riconduce alla legge 104/92, il secondo rimanda al diritto di percepire un beneficio economico in conseguenza di un danno biologico, e fa riferimento alla legge 118/71.