“La libertà è partecipazione”. La canzone di Giorgio Gaber è diventata il motto di Natascia Tolasi, disabile sin dalla nascita. “Ho sempre creduto nelle mie possibilità – racconta. Fino al 2009 ho vissuto in istituto. Poi ho voluto essere più autonoma. Ora condivido un appartamento con un’amica e, finita l’università, sto cercando lavoro. Ho realizzato la mia libertà partecipando pienamente alla vita di tutti i giorni”.
Sono quasi tre milioni gli italiani che, come Natascia, convivono con una disabilità: il cinque per cento della popolazione. Il momento più delicato, per chi nasce con questi disagi, è il passaggio all’età adulta, periodo in cui, come tutti, i ragazzi e le ragazze hanno il diritto di costruire la propria indipendenza, fatta di lavoro, autonomia nelle decisioni, progetti per il futuro. Per discutere di questa realtà che tutti ci coinvolge, si è tenuta a Parma la conferenza scientifica ‘La maggiore età delle persone con disabilità’. Il Comune di Parma è infatti partner del progetto “Disability and Social Exclusion” (DSE), co-finanziato dalla Commissione europea, e coordinato dall’Istituto per gli Affari sociali (IAS), che punta a sviluppare sul territorio una serie di politiche e interventi per far progredire l’inclusione sociale delle persone con disabilità.
“Il nostro obiettivo principale – commenta Isabella Menichini, Direttore Generale dell’Istituto per gli affari sociali - è diffondere una cultura che superi gli stereotipi e gli atteggiamenti discriminatori a favore di una reale partecipazione alla vita nella società”. “Nei confronti delle persone con disabilità, infatti, - prosegue – ancora oggi sembra prevalere ancora troppo spesso un atteggiamento assistenzialistico e risarcitorio. Bisogna cambiare prospettiva e mettere le persone nelle condizioni di essere protagoniste della propria vita”.
Come è accaduto a Lorena La Penna, originaria di Roma ma che ha trovato in Parma la sua nuova casa. “Il concetto di vita indipendente - spiega - non è diffuso perché si tradi una vera rivoluzione culturale. Attraverso un contributo del Comune posso contare su una persona, che mi aiuta nella cura di me stessa, della casa, mi accompagna fuori. Con lei, ad esempio, posso fare teatro, studiare la parte anche se, per via della sclerosi multipla, non ci vedo”.
Ma molte altre sono le iniziative perché, anche nel tempo libero, la vita di queste persone sia come quella di tutti gli altri. Ad esempio è ormai presente in quasi tutte le Regioni il network di villaggi turistici “Village for all”: 21 strutture “accessibili”, in cui le persone con disabilità trovano servizi adeguati (ad esempio le passerelle dalla spiaggia all’acqua) e personale competente, dovendo pensare solo a come meglio organizzare la propria vacanza. Perché anche nella partecipazione alle attività di svago si esprime appieno la propria libertà di essere uguali.
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