La città verrà distrutta all'alba

di Sandro Calice


LA CITTA’ VERRA’ DISTRUTTA ALL’ALBA


di Breck Eisner, Usa 2009 (Medusa)
Timothy Olyphant, Radha Mitchell, Danielle Panabaker, Joe Anderson, Lisa K. Wyatt, Christie Lynn Smith, Preston Bailey, Larry Cedar, Brett Wagner, Joe Reegan, Brett Rickaby, John Aylward, Glenn Morshower, Gregory Sporleder.

“La città verrà distrutta all’alba” è il remake dell’omonimo film di George Romero, che qui figura come produttore esecutivo, del 1973. Eisner (“Sahara”) resta fedele al plot originale, mettendoci però del suo.

Ogden Marsh è la classica, tranquilla, cittadina di provincia americana dove la vita scorre sempre uguale e tutto sommato serena. Fino a quando la gente comincia a comportarsi in modo strano. Un uomo armato di fucile entra in un campo di baseball durante una partita: lo sceriffo Dutton lo ferma convinto che sia semplicemente ubriaco, ma quando quello gli punta il fucile contro è costretto a ucciderlo. Dutton, consolato dalla moglie, la dottoressa Judy, non ha nemmeno il tempo di elaborare quell’assurda morte che altre cose orribili iniziano ad accadere. Ci vuole poco allo sceriffo e al suo vice per scoprire che nel fiume che porta l’acqua potabile alla cittadina è precipitato un aereo militare che probabilmente trasportava un virus, un’arma batteriologica in grado di far impazzire la gente liberandone il lato più violento e feroce. E mentre Dutton, il vice e Judy cercano di sopravvivere e di trovare una soluzione a quella pazzia, l’esercito ha già isolato Ogden Marsh. L’unica opzione è la distruzione totale.

Romero è stato sicuramente un innovatore del genere horror, dirompente con i suoi morti viventi come metafora della decomposizione dell’american dream, anti-militarista convinto con la sua denuncia delle società occidentali e degli orrori a cui queste sono disposte ad arrivare pur di mantenere l’ordine costituito. Ne “La città verrà distrutta all’alba”, inoltre, si esce anche fuori dalla “finzione” degli zombies e i “nemici” del mondo e della natura sono indicati chiaramente. Eisner, dal canto suo, supera la dimensione “artigianale” del film originale, necessariamente la attualizza e gira con mestiere, costruendo un dignitoso film di genere, pur se con qualche accelerazione di sceneggiatura che lo banalizza. Il punto è che il genere è stato abusato in questi 40 anni, che il catalogo dei mostri si è ampliato a dismisura, e che le denunce alla base dell’idea originale sono state ampiamente superate dalla cronaca e dalla realtà. Resta, così, un B-movie di qualità, per nostalgici.