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Ru486, tutto quel che c’è da sapere

In edicola il libro di Carlo Flamigni e Corrado Melega “Ru486 - Non tutte le streghe sono state bruciate”. Un vademecum per fare chiarezza su un tema troppo spesso discusso e troppo poco spiegato v

di Carla Toffoletti

In edicola il libro di Carlo Flamigni e Corrado Melega “Ru486 - Non tutte le streghe sono state bruciate” edito dalla Asino d’oro edizioni. Un vademecum per fare chiarezza su un tema troppo spesso discusso in termini ideologici e troppo poco spiegato in termini scientifici e che sta dividendo coscienze, medici e politici nel nostro Paese

Tutto quello che bisogna sapere sulla Ru486, la cosiddetta “pillola abortiva” che sta dividendo coscienze, medici e politici nel nostro Paese. Non solo cos’è e come funziona, gli effetti collaterali, i confronti statistici, ma anche i rapporti con la legge 194,( che disciplina in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza) e l’iter che l’ha introdotta negli ospedali italiani. Esce oggi il nuovo libro dei ginecologi Carlo Flamigni e Corrado Melega “Ru486 - Non tutte le streghe sono state bruciate”, Asino d’oro edizioni, per fare chiarezza su un tema troppo spesso discusso in termini ideologici e troppo poco spiegato in termini scientifici. Il volume è dedicato provocatoriamente ai membri del Consiglio Superiore di Sanità, che ha deciso l’obbligo di ospedaliero della donna che si affida a questa scelta.

Professor Flamigni, perché un libro sulla Ru486?
E’ un libro necessario in questo momento perché il tema è confuso. Ancora ci sono molte persone che confondono questa pillola con “la pillola del giorno dopo”, che sono invece, dal punto di vista biochimico e ormonale due cose completamente diverse. Inoltre sono uscite tutte le voci possibili e immaginabili su effetti collaterali, danni possibili, per questo io e il mio allievo storico abbiamo deciso di scrivere una monografia, con un criterio molto serio e concreto.

A chi si rivolge il libro?
Agli operatori, a loro volta confusi dalla ridda di informazioni, e a tutte le donne che devono essere informate a cosa vanno incontro. L’aborto farmacologico non è una panacea universale, è solo un altro, differente metodo che non uccide nessuno, che non ha fatto aumentare il numero di aborti in nessun paese del mondo, che può essere utilizzato con assoluta tranquillità e che a un certo numero di donne piace di più, perché evita loro la sala operatoria, l’anestesia, affida il problema alle loro stesse mani. La letteratura scientifica, da noi studiata attentamente, dice che molte donne che hanno utilizzato questo mezzo una volta, se messe di fronte alla triste necessità di dover ripetere un aborto, lo prediligono.

Nel libro ci sono alcune considerazioni critiche. E’ un libro denuncia?
Noi siamo rimasti molto stupiti dall’intervento fatto dall’Istituto Superiore di Sanità, che chiede alle Regioni di utilizzare il ricovero ordinario. Il documento del Css riporta 170 voci bibliografiche, nessuna mai citata nel testo. Sono le stesse voci che abbiamo letto anche noi, e tutte dicono l’opposto della conclusione del documento. Questo fa pensare che qualcuno degli estensori non era convinto di quello che ha scritto. L’idea di ricoverare le donne va contro le abitudini di tutti i Paesi Europei. Negli Stati Uniti non c’è neppure il ricovero in day hospital. Ha un significato modestissimo sul piano pratico, perché le donne, dopo l’assunzione della pillola, possono decidere di andarsene a casa, mortificate solo dal fatto che una volta firmata la loro dimissione, da quel momento si troveranno sole. Cozza contro l’abitudine dei medici italiani che quando si trovano di fronte a un aborto interno non ricoverano le pazienti,che se ne vanno a casa aspettando di espellere il feto e poi tornano in ospedale per verificare se c’è bisogno di un trattamento. Le istituzioni non possono dettare regole su come i farmaci debbano essere utilizzati. Si tratta solo di una cattiveria per far inciampare le donne, una vera e propria trappola.

Se tutto è scientificamente così chiaro e provato, perché tante polemiche?Insomma perchè questa campagna contro la pillola?
Il problema unico che io vedo viene dalla parte del mondo cattolico che paventa che qui si fa presto. Siamo nei primi 49 giorni e secondo alcuni non c’è il tempo per ritornare sulle proprie decisioni..Io ho lavorato in questo settore per tutta una vita e di persone che, una volta deciso hanno avuto un ripensamento, ne ho viste ben poche. Sono scelte complesse e difficili, che vengono fatte con grande sofferenza personale. E’ assurdo pensare che le donne decidano di abortire perché è diventato più semplice. Le donne sono molto più intelligenti e consapevoli di quanto le vogliano dipingere. E’ un tentativo di impedire e ostacolare in tutti i modi la libera scelta di un cittadino.

Cosa significa l’accettazione di questa nuova pratica anche in Italia?
Noi consideriamo l’introduzione della Ru486 un passo avanti in nome della laicità dello Stato, nel pieno rispetto della legge 194 che auspica l’uso di tecniche più moderne e più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna”.

Dal 1° aprile di quest’anno la Ru 486 è legale anche in Italia . È una pillola che consente l’interruzione farmacologica di gravidanza entro la settima settimana di gravidanza, e rappresenta l’alternativa all’aborto chirurgico. La somministrazione è consentita solo in regime ospedaliero di ricovero ordinario secondo le direttive indicate dal ministero della Salute. La prescrizione viene ordinata dal ginecologo del reparto alla farmacia interna della struttura. È vietata la vendita «privata» al banco. E’ un farmaco esigibile dal medico e dal paziente in tutto il territorio nazionale. Ma nel nostro Paese prosegue una feroce polemica sulla pillola abortiva. Dopo le dichiarazioni dei neo governatori leghisti Cota, per il Piemonte, e Zaia, per il Veneto, che hanno annunciato di non voler distribuire il farmaco, dal governo si levano diverse voci fortemente critiche. In primo luogo quella del ministro della Salute Fazio, che ha ricordato: «C’è una legge, se la leggano. E, anche se sembra ovvio dirlo, tutte le leggi vanno rispettate. Bisogna attenersi alle indicazioni del Consiglio superiore di sanità che prevedono, nel rispetto della legge 194, che la pillola Ru486 venga data in ricovero ordinario fino all’avvenuto aborto».La Santa Sede, invece, ha chiesto di estendere il diritto all’obiezione di coscienza attraverso la voce del cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia: “Bisogna rivendicare fermamente sia per le persone sia per le istituzioni il diritto all’obiezione di coscienza contro l’aborto e l’eutanasia, diritto non ancora riconosciuto in molti Paesi”.