L’opposizione srilankese appare indebolita dalla vicenda giudiziaria di Sarath Fonseka, ex comandante delle Forze armate e fautore della vittoria sulle Tigri tamil.
Fonseka, che dopo essere stato “un suo uomo” ha sfidato Rajapaksa alle presidenziali, ottenendo il 40,2% dei voti, è ora sotto accusa per aver fatto politica quando era ancora militare. Il governo lo accusa inoltre di aver ordito un colpo di Stato. Il generale, assurto nel frattempo a capo dell’opposizione è stato arrestato l’8 febbraio dalla polizia militare. Si trova in custodia, in attesa di processo davanti a una Corte marziale. Fonseka si è candidato al Parlamento, pur non sapendo se potrà essere eletto a causa del suo stato di fermo militare.
L’ex generale sostiene che ogni accusa a suo carico è motivata politicamente e denuncia: il risultato delle presidenziali di gennaio è stato frutto di brogli. Fin qui, però, non ha presentato ricorso. Prima dell’arresto, Fonseka lavorava a un dossier da presentare a una Corte internazionale, dove avrebbe denunciato il governo per crimini di guerra compiuti durante la guerra civile. I suoi detrattori gli ricordano però che, quale capo dell’esercito, sarebbe quanto meno corresponsabile di tali crimini.
Il panorama politico dello Sri Lanka è dominato da due formazioni: la coalizione progressista Upfa, che appoggia il presidente, e i conservatori dell’Unp di Ranil Wickremasinghe, soggetto principale della coalizione d’opposizione Fronte Nazionale (Unf). Alle presidenziali, per sostenere Fonseka, l’Unf si era unita alla Dna, nata dall’unione dei marxisti del Jvp e dall’Alleanza Nazionale tamil. L’esperienza è stata in seguito congelata. Alle politiche, l’Unp è tornata a correre da sola, promettendo di conquistare un numero di seggi sufficienti a impedire all’Upfa di conquistare i due terzi dei seggi.