Il matrimonio in Italia è una scelta sempre meno frequente: nel 2008 sono stati celebrati 246.613 matrimoni, circa 4 ogni mille abitanti ma la diminuzione delle nozze è in atto dal 1972, anno in cui sono stati celebrati quasi 419 mila matrimoni (7,7 nozze per mille abitanti).
Calano soprattutto i primi matrimoni, vanno meglio invece le seconde nozze e, nel raro caso in cui si convola per la prima volta, lo si fa dopo i 30 anni. Aumentano le unioni in cui almeno uno dei due sposi è straniero. In generale, i matrimoni, in oltre 30 anni, sono praticamente dimezzati.
A rivelarlo è l'Istat nella sua indagine dedicata a 'Il matrimonio in Italia' riferita ai dati del 2008. Per i primi matrimoni che sono la quota più consistente del totale delle celebrazioni, l'Istat osserva che le nozze tra celibi e nubili sono passate da quasi 392 mila nel 1972 (il 93,5 per cento del totale) a 212.476 nel 2008 (l'86,2 per cento).
Nel 2008 si sono registrati 518 primi matrimoni per mille celibi e 580 per mille nubili, valori appunto, quasi dimezzati rispetto al 1972. I primi matrimoni sono sempre più tardivi: gli sposi alle prime nozze hanno in media 33 anni, le spose quasi 30. In progressivo aumento sono invece i secondi matrimoni o successivi, diffusi soprattutto al nord e al centro, (Liguria, Friuli e Piemonte in particolare) per un totale di 34.137 nel 2008, il 13,8 per cento del totale (erano il 6,5 per cento nel 1972).
Nel 2007, i divorzi sono stati oltre 50 mila e nel 2008, matrimoni con almeno uno sposo divorziato ammontano a 31.430 (il 92,1 per cento del totale dei matrimoni successivi al primo). Si conferma la tendenza all'aumento dei matrimoni in cui uno dei due sposi è di cittadinanza straniera: 37 mila nel 2008 (il 15% del totale), con una quota molto consistente di "matrimoni misti" (oltre 24 mila celebrazioni), ovvero le coppie in cui un coniuge è di cittadinanza italiana e l'altroè straniero. Il fenomeno è tipico soprattutto del Nord e Centro Italia.
Di solito, in questo tipo di unioni lo sposo è italiano mentre la donna è straniera, nel 13,7 per cento dei casi rumena, nel 10,6% ucraina e nel 9,6% brasiliana. Le donne italiane che sposano un cittadino straniero, invece, scelgono uomini di origine nordafricana, per lo più provenienti dal Marocco (22,2 per cento), dalla Tunisia (7,6 per cento) o dall'Egitto (6,1 per cento), o cittadini albanesi (9 per cento).
In Italia si privilegiano le nozze celebrate con rito civile: 90.582 matrimoni (uno su tre) nel 2008. Questa scelta riguarda sempre più spesso anche le prime unioni: oltre un quarto delle nozze tra celibi e nubili è stato celebrato in Comune, quota che scende ad un quinto se si considerano esclusivamente quelli in cui gli sposi sono entrambi italiani, una proporzione comunque quasi raddoppiata in 15 anni. La diminuzione dei matrimoni è in atto da 35 anni.
Non si ravvisano, secondo l'Istat, segnali di inversione di tendenza negli anni più recenti, come è accaduto invece per la fecondità: nel 2000 i matrimoni celebrati in Italia erano circa 280 mila, mentre nel 2008 sono scesi a quasi 247 mila. Il trend divergente tra nuzialità e fecondità va interpretato nel quadro più generale delle trasformazioni dei comportamenti familiari.
Sono infatti sempre più numerose le coppie che scelgono di formare una famiglia al di fuori del vincolo del matrimonio: l'incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è pari al 20%, oltre 100 mila nati nel 2008. La tendenza alla diminuzione e alla posticipazione dei primi matrimoni è ravvisabile in tutte le aree del Paese ma in generale, ci si sposa di più al Sud e nelle Isole (rispettivamente 4,9 e 4,7 matrimoni per mille abitanti nel 2008) che al Nord (3,6 per mille abitanti) e al Centro (4,0 per mille). Le regioni dove si registra il massimo e il minimo dei quozienti di nuzialità sono rispettivamente la Campania (5,5 nozze per mille abitanti) e il Friuli-Venezia Giulia (3,3 per mille).