Mentre da noi, al Vinitaly di Verona, si celebrano i rossi, i bianchi e i rosati nazionali, diamo anche uno sguardo ai vini d’oltreconfine, a quella produzione che anno dopo anno (al di là dell’agguerrito antagonismo dei cugini francesi) sta diventando una concorrenza da non minimizzare. Tappa, questa volta, in Argentina.
È passato il tempo dei fiumi di vino dozzinale, spesso ossidato, lasciato invecchiare in vecchi tini di legno. Oggi l’Argentina è il quinto Paese al mondo per produzione di vino, dopo Francia, Italia, Spagna e Stati Uniti d’America. Un’esplosione recente non solo in numeri ma anche e soprattutto in qualità, tanto che dal 2002 a oggi l’export è lievitato del 308%, soprattutto verso Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada.
Mendoza, capitale del vino. Vino argentino significa soprattutto Mendoza, in cui si trova il 65% dei vigneti, cha dà il 70% del totale della produzione nazionale e il 90% dell’export. Segue San Juan (circa il 20% del totale made in Argentina), poi con piccole ma qualitativamente significative percentuali La Rioja, Catamanca, Salta, Patagonia, Rio Negro e minori “isole” comprese per lo più nella fascia compresa tra il 25° parallelo a nord (valle di Cafayate) e il 40° a sud (Patagonia), zona limite per la crescita della vite in cui riescono bene anche e soprattutto Pinot Nero, Sauvignon e Chardonnay. Ma, come dire tango per la danza, in Argentina dire vino è per lo più vino tinto, nel 70-75% dei casi. Se non per volumi (40% del comparto) senz’altro per blasone, in casa e all’estero, è il Malbec l’uva per eccellenza. Originaria del Cahors (nel sud-ovest della Francia), l’uva Malbec ha trovato sui contrafforti andini le condizioni ideali per esprimersi al meglio, differenziandosi non poco - anche morfologicamente - rispetto al corrispettivo francese; qui presenta infatti grappoli più piccoli e compatti e acini più minuti. Ma spazio trovano anche Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot, Bonarda, Barbera, Sangiovese, Tempranilla (il Tempranillo spangolo), oltre ai tradizionali Criolla e Cerveza. Sul fronte bianchi troviamo invece schierato il Torrontés, di probabile origine galiziana, dalle accentuate sfumature aromatiche e distinto in tre diverse tipologie presenti in diverse aree: il Torrontés Mendocino (a Mendoza), quello Sanjuanino (a San Juan) e Riojano (a La Rioja). Inoltre, Moscato d’Alessandria, Pedro Ximenez, Sauvignon e soprattutto Chardonnay.
Questione di acqua. Sugli aridi versanti quasi desertici, tra i 300 e i 1.600 metri di altitudine – con casi limite fino a quota 2.400 –, l’irrigazione di sostegno diventa indispensabile a causa della forte insolazione, della carente umidità e della scarsezza delle precipitazioni. Ma il problema si pone paradossalmente all’inverso, rispetto a quanto ci si possa aspettare. In effetti i flussi d’acqua provenienti dalla montagna, dovuti in gran parte allo scioglimento dei ghiacci presenti in quota, forniscono un abbondante rifornimento. Il sistema di canali irrigui che sommergono i ceppi è stato adottato ormai da secoli, con il risultato di una produttività fin troppo vigorosa delle piante; i primi passi verso un innalzamento dei livelli qualitativi della produzione sono consistiti proprio nel passaggio all’irrigazione a goccia e nel contenimento delle rese. La forte escursione termica giorno/notte, poi, garantisce lo sviluppo ottimale dei precursori d’aromi, più concentrati negli acini dei pochi grappoli che si sceglie di far sviluppare.
Si parla anche italiano. Le grandi potenzialità della zona hanno attratto importanti investimenti dall’estero, che hanno senz’altro contribuito alla diffusione del vino argentino di qualità nel mondo. E alcuni esempi sono riportati nelle degustazioni che seguono questa introduzione.
Ad esempio, la Bodega Norton è un gigante di proprietà Swarovsky. Familia Zuccardi è un’azienda creata dall’ingegner Alberto Zuccardi nel 1968, oggi portata avanti dal figlio Josè Alberto, e la produzione olearia affianca quella vinicola. Bodega del Genio è legata a doppio filo alla toscana Tenuta La Gigliola. Altos Las Hormigas ha forse ancor di più di italiano: un’impresa targata tra gli altri Alberto Antonini e Attilio Pagli (grandi enologi che operano attivamente nel nostro Paese), Marco De Grazia (importatore di gran caratura e produttore sull’Etna), Antonio Terni (proprietario di Fattoria le Terrazze nelle Marche). Potrete trovare sul mercato italiano dei buoni Malbec prodotti da Famiglia Schroeder e di Michel Torino.