Addio 250, benvenuta Moto2. Il 2010 è l’anno del restyling per la classe intermedia del motomondiale.
Con l’ottica di tagliare i costi, si cambia la cilindrata e si passa al motore unico. Già, perché tutti i team avranno a disposizione il motore 600 cc (non più quindi 250 cc) 4 tempi fornito dalla Honda. La potenza sviluppata sarà di 150 CV, da far scendere a 130 CV nel corso del tempo, e ogni propulsore dovrà durare almeno tre gare. In pratica, non saranno più le case a costruire e sviluppare il motore, avendo come obbligo quasi esclusivamente la limitazione a 250 cc.
La novità, o meglio l’obbligo del motore unico, non è piaciuta all’Aprilia. La casa di Noale ha annunciato per tempo, già a novembre, l’abbandono della classe. Lo stesso gruppo Piaggio, proprietario del marchio, afferma che “è inutile e dannoso per l’immagine di una grande Casa motociclistica italiana ed europea prendere parte a competizioni obbligatoriamente imperniate sulla tecnologia motoristica di una Casa concorrente”. Quindi, se non ci può essere il propulsore, inutile costruire il telaio. La Moto2, prosegue il comunicato di Piaggio “non presenta nella visione del Gruppo caratteristiche agonistiche e tecnologiche tali da rendere strategica la partecipazione di Aprilia a questo tipo di competizione”.
Una rinuncia dolorosa che ha costretto alcuni team, anche di punta, a trovare nuovi telai. Non è certo la prima volta che una modifica di regolamento sconvolge il motomondiale. Nel 2002 ci fu il passaggio dalla 500 alla MotoGp. Il primo anno, però, venne concessa una deroga a chi intendeva correre ancora con i 500 cc contro le nuove 4 tempi.
Ora la pista stabilirà se le modifiche che appaiano tutti i contendenti a livello sia di motore (per evitare contestazioni i propulsori verranno addirittura estratti a sorte fra i team), sia di gomme (tutti con le Dunlop) gioveranno allo spettacolo. I primi ad augurarselo sono i piloti.