Terremoto in Abruzzo - Un anno dopo


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Chiodi: Le macerie? Un fenomeno di dimensioni inaudite

Parla il presidente della Regione e Commissario governativo prefettura_aquila_296

Presidente Chiodi, quali sono per Lei le priorità in questo momento?
Io sono stato nominato il primo febbraio. Le priorità sono state assegnate in base al decreto ai Comuni che dovranno predisporre i piani di ricostruzione dei centri storici. Per quanto riguarda le macerie, i lavori sono iniziati il 18 marzo e abbiamo la possibilità nelle prossime due, tre settimane di liberare tutte le strade pubbliche dell’Aquila. Naturalmente, resteranno le macerie all’interno dei palazzi, che saranno smaltite nel tempo e negli anni. Un’altra priorità è la ripresa del tessuto socio-economico. Su questo siamo intervenuti con fondi della Regione, di circa 25 milioni di euro, per riparare i danni delle imprese, e 11 milioni di euro per finanziare quelle imprese che vorranno localizzarsi in questo territorio. Nello stesso tempo, stiamo aspettando che il Cipe nella seduta del 9 o del 16 aprile deliberi la “zona franca” che darà uno smalto a quella che potrà essere la competitività dell’Aquila.

C’è un ritardo nello smaltimento delle macerie, a che cosa è dovuto e perché in un anno è stato fatto poco?
La legge attribuiva questo compito ai Comuni, i quali volevano che nel decreto legge questa attività fosse loro riservata. Tuttavia, si sono trovati di fronte all’enormità del problema. Si è perciò convenuto tutti insieme che questa attività fosse svolta dal commissario, dunque dopo il mio insediamento. Essendo Commissario governativo, ho coinvolto subito il ministero dell’Ambiente e anche i Vigili del fuoco e l’Esercito. Non è che c’è stato un ritardo, è che i Comuni non potevano affrontare realisticamente quello che era un fenomeno di dimensioni inaudite.

Operativamente, come vengono portate via queste macerie?
Vengono selezionate sul posto. Ho attivato la Soprintendenza, gli uomini dell’Istituto Superiore di Sanità e ovviamente anche i Carabinieri del Noe. Ho coinvolto tutti Enti statali e non soggetti privati in questa fase, perché le macerie all’Aquila non sono soltanto macerie. Sono pezzi di storia, pezzi di sudore e di sangue degli aquilani.

Questo è il contenuto della protesta del popolo delle carriole. Quando è iniziata questa selezione delle macerie, questa raccolta, concretamente?
E’ iniziata giovedì, credo due settimane fa. Però mi scusi, le macerie all’Aquila erano già state tolte, nella fase iniziale. Quelle che troviamo nelle vie e nelle piazze pubbliche, sono macerie che derivano dalle attività di puntellamento che sono state fatte. Le imprese avrebbero dovuto, non depositare le macerie che loro trovavano e che avrebbero dovuto spostare, ma dovevano selezionarle e portarle nei luoghi di conferimento. Oggi il Comune ha emesso un’ordinanza molto chiara per quelle imprese che usavano i luoghi pubblici come depositi di cantiere, in sostanza.

Però, nel decreto del Governo le macerie erano state definite “rifiuti solidi urbani” e come tali sono stati trattati. Ora le ditte sono state autorizzare a portarli altrove. Mi conferma questo iter?
No, per quanto riguarda la prima fase non era così. Nel senso che loro avevano l’obbligo di smaltire le macerie, ma le ditte non l’hanno fatto, cioè non ci hanno pensato, le hanno semplicemente collocate nelle strade e nelle vie pubbliche. Quindi avevamo la possibilità a un costo maggiore certamente, non potendolo fare personalmente. Adesso noi abbiamo dato loro la possibilità di effettuare loro i trasporti. Ma questo non significa che nella fase precedente non potessero farlo. Dovevano selezionare le macerie per tipologie e avvalersi di trasportatori autorizzati.

Attualmente, le macerie dell’Aquila, quei “pezzi di storia”, cui lei faceva riferimento, sono ancora lì o sono stati portati via? I cittadini protestano, dicono che c’è stato un “saccheggio”.
Purtroppo, proteste non documentate ce ne saranno sempre e a centinaia. Per quello che so io, c’è la Soprintendenza che fa questo tipo di attività. Chi è più autorevole della Soprintendenza ai beni culturali a fare questo lavoro? Se non ci arrivano segnalazioni da parte loro di questo aspetti diciamo patologici, raccogliere delle chiacchiere diventa una situazione indimostrata. Però la Soprintendenza, mi scusi Presidente, è subentrata da 20 giorni. E’ subentrata da 20 giorni perché io l’ho attivata. Prima dovevano farlo i Comuni. Guardi che le macerie stavano lì. Lei ha capito bene, le macerie non sono state rimosse. Purtroppo, i Comuni avevano avuto questa competenza e, non tutti, alcuni del “cratere” hanno svolto con efficienza questo dovere, forse perché avevano meno macerie, perché erano più piccoli. Però diciamo la verità, qui c’è stata una volontà dei Comuni di mantenere delle prerogative, tra cui quella delle macerie e dei piani di ricostruzione, però bisogna essere all’altezza di poterlo fare.

A proposito del “cratere sismico” (57 Comuni colpiti che beneficiano delle agevolazioni e degli aiuti previsti dal decreto Abruzzo del Governo, ndr), non crede che l’Aquila sia stata trascurata, considerato il suo patrimonio artistico-culturale. Proprio perché la più “ricca”, la sua posizione non poteva essere “stralciata” rispetto a quella degli altri Comuni? Per L’Aquila, voi come Regione, non potevate chiedere un intervento particolare?
L’Aquila assorbirà la maggior parte di quelle risorse, perché quelle risorse, se sono necessarie altre bisognerà stanziarne altre, ma questo si vedrà man mano, devono coprire tutti i contributi che sono stati dati a favore delle persone, perché hanno avuto danni nelle loro abitazioni. Dunque, bisogna farlo per tutti. Non è possibile fare diversamente. Comunque, la maggior parte delle risorse viene assorbita dall’Aquila, che ha avuto un numero di danni molto maggiore.

Perché i comuni del “cratere” da 49 sono diventati 57?
Questo lo ha stabilito la Protezione civile e Guido Bertolaso, dopo valutazioni e approfondimenti e ha ritenuto che l’intensità macrosismica superiore ai 6 gradi della scala Mercalli rettificata si fosse registrata in alcuni comuni, non in altri. Questo è un fatto scientifico.

Come avviene la ripartizione dei finanziamenti per i 57 Comuni del “cratere”?
I Comuni raccolgono le istanze della popolazione per quanto riguarda i progetti per la ristrutturazione delle loro case, ne parlano e decidono di dare il cosiddetto “contributo definitivo”, che è rendicontato allo Stato, che attribuisce le risorse mano mano che i lavori si fanno.

Le prossime scadenze, per l’Abruzzo e per L’Aquila.
Io sono responsabile per la ricostruzione degli edifici pubblici. Tra aprile e maggio saranno banditi appalti per circa 200 milioni di euro, riguardo gli interventi di ristrutturazione e rafforzamento sismico per gli edifici di valenza strategica, caserma, tribunali, sedi di provincia e regione. L’altro impegno è quello di seguire la “zona franca”, per far sì che venga attuata. E poi essere a fianco ai Comuni, per le loro necessità. Però il mio stimolo fondamentale, dopo avere approvato le linee guida, è quello di spingere i Comuni ad attuare i piani di ricostruzione.