L’uomo giusto al posto giusto nel momento più buio. Dino Meneghin, presidente della Federbasket, lo scorso ottobre parlava così, senza metafore: “Il movimento della pallacanestro italiana deve svegliarsi. Non è possibile che a 60 anni sia ancora Meneghin l’immagine di questo sport nel nostro paese. La mancanza di visibilità è il problema più grande. Vorrei vedere più risultati, classifiche, partite. Siamo invisibili, non abbiamo le strutture, però vogliamo grandi cose. Così è difficile”. Botte piena e moglie ubriaca, direbbe qualcuno.
Oggi Dino Meneghin, all’indomani della presentazione del programma delle squadre nazionali, fa punto e a capo aprendo ufficialmente il ‘new deal’ azzurro. Unico obiettivo: il rilancio, che significa qualificazione agli Europei 2011 (in Lituania) e di conseguenza alle Olimpiadi di Londra 2012, per ‘lavare’ in fretta l’onta dell’ultimo biennio, il peggiore del basket italiano. “Quella che ci aspetta sarà una stagione intensa. Abbiamo bisogno di risultati, indispensabili per crescere. La nazionale è una cartina di tornasole per l’intero movimento, la squadra più importante cui tutti fanno riferimento. La maglia azzurra non è aria fritta”.
Le speranze di rinascita sono affidate a Simone Pianigiani, coach dell’invincibile armata senese, che per due anni si dividerà tra club e casa Italia. Scelta, questa, molto criticata nei palazzi del Coni ma voluta fortemente dal presidente Meneghin, che per il dopo-Recalcati ha visto in lui l’unico candidato credibile per personalità, qualità tecnica ed esperienza internazionale. “Dobbiamo pensare in grande, senza essere presuntuosi. Dobbiamo capire che bisogna farsi un mazzo così. Non siamo fenomeni o scarsi ma artefici di ciò che vogliamo essere: per passare davanti a squadre del nostro livello, dovremo far pesare cinquant’anni di storia della nostra pallacanestro”. Così parlò, in sede di presentazione, il nuovo commissario tecnico azzurro, musica per le orecchie di Dino ‘the legend’, che su Pianigiani ha scommesso molto più del suo faccione. G. L.