Stress da lavoro, ne soffrono 40 milioni di europei

Causa principale il senso di inadeguatezza verso realtà professionali sempre più esigenti. 4 milioni circa gli italiani: le categorie più colpite, insegnanti e forze dell'ordine t

Lo stress lavoro-correlato è tra le cause di malattia più comunemente riferite dai lavoratori e colpisce più di 40 milioni di persone nell'Unione europea, ovvero circa il 22% dei lavoratori. Con un costo di oltre 20 milioni. Lo riferisce l'ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) che ne discuterà nel corso della 9 Conferenza dell' 'European Academy of occupation health psycology'.

Dagli studi condotti, intanto, emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. I grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, a partire dell'introduzione di nuove tecnologie fino alla diffusione di nuove forme contrattuali flessibili, oltre a portare un profondo mutamento dell'organizzazione del lavoro, hanno introdotto anche nuovi rischi lavorativi. Le cause di insorgenza di stress sono da attribuire a uno squilibrio cognitivamente percepito tra gli impegni che l'ambiente fisico e sociale impone di fronteggiare e la propria capacità (percepita) di affrontarli; quando si sperimenta una condizione di questo tipo nella realtà lavorativa si parla di stress-lavoro correlato.

La ricerca nel settore ha mostrato che le cause dello stress lavoro-correlato sono molteplici, ma riconducibili principalmente alla tipologia di professione, all'organizzazione del lavoro e al modo in cui sono gestite le risorse umane nel contesto lavorativo.

In Italia, invece, sempre secondo l'Ispesl, sarebbero circa 4 milioni le persone soggette a stress da lavoro. Nel nostro paese, spiega Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di Medicina del Lavoro Ispesl, "sono soggette a stress da lavoro categorie tradizionali come le professioni sanitarie, gli insegnanti, e le Forze dell'ordine, anche se di fronte alla frammentazione del mondo del lavoro rimangono coinvolti anche molti lavoratori precari e flessibili e gli over 45". Per tutti questi soggetti, aggiunge Iavicoli, "il rischio maggiore, oltre ad una serie di disturbi di carattere psicosociale, che spesso portano ad un utilizzo crescente di psicofarmaci, è rappresentato da quelle malattie che poi correlate passano alla fase della somatizzazione, come ad esempio i disturbi gastrointestinali o cardiovascolari".