America


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Una pizza contro la crisi

Storia di un piatto antico, molto italiano ed economico

da New York Gerardo Greco

Questa è una storia che non vale neanche un dollaro... al massimo 99 centesimi.
E' una storia di una città vorace, che ama mangiare e ingrassare. Ma che a un tratto, in tempi di crisi, si ritrova meno soldi in tasca. E soprattutto, alla fine, questa è la storia di un piatto antico e molto italiano.

La leggenda vuole che la pizza sia sbarcata in America, a New York, nel 1905, a novembre, per l'esattezza. E che a portarla a Spring Street, Little Italy, non per caso, sia stato un certo signor Gennaro Lombardi, da Napoli, che in cerca di fortuna aprì una drogheria e cominciò a venderla a spicchi: 5 centesimi l'uno.

Ora, se si fanno i conti, sono passati 105 anni. Però un secolo dopo la pizza a New York è ancora il cibo più a buon mercato sulla piazza. Appunto 99 centesimi a fetta.

Il New York Times avvertiva di questo miracolo gastronomico pochi giorni fa. Il giornale raccontava del duello della pizza: sulla nona Avenue, a distanza di un isolato uno dall'altro, ci sono due forni che vendono uno spicchio a meno di un dollaro. Gli avventori si sono divisi, sono volate parole grosse, a quanto sembra. Ma alla fine, scriveva il giornale, la pizza è buona da tutt'e due le parti. E in una città dove una omlette (al tartufo) può costare mille dollari, è un prodigio.

In un venerdì freddo e ventoso all'ora di pranzo, da "Fresh pizza... a 99 centesimi" in realtà la fetta che danno per un dollaro (tasse incluse) è unta, dolciastra, stracotta, ma alla fine non è neanche cattiva e comunque c'è la fila.

Dai "Due fratelli", 100 metri più giù, si sente il miele nell'impasto, un sapore di cotone bruciato, ma si aspetta almeno per 10 minuti prima di essere serviti.

Così su questa onesta pizza da due soldi, all'improvviso, tutta una città si è trovata d'accordo: questo è il vero cibo anticrisi, la resistenza alla recessione, in un paese dove un americano su dieci è senza lavoro.

Tant'è vero che la "dollarpizza" è diventato quasi un modello economico: giocare al ribasso in una città dove si tirava solo al rialzo. E infatti ci sono intere catene nate negli ultimi anni che offrono spicchi praticamente in saldo, ma fanno lo stesso soldi perché vendono come matti.

Bisogna dire che ci hanno provato anche con gli hamburger a 1 dollaro. Gli hamburger sono un vero simbolo americano, sono più patriottici. Ma che razza di carne ci metti dentro, con un dollaro?!

Così la vecchia pizza degli emigranti da Napoli o dalla Sicilia è diventata un antidoto antidepressivo. Perché? Ma è chiaro: perché è un cibo da emigrati che si fa con poco. E' il cibo di chi ha fame, esattamente come gli italiani che arrivavano a New York cento anni fa. L'unica cosa è che cento anni dopo i negozi della "dollarpizza" sono nelle mani di emigrati, sì, ma asiatici o mediorientali, non italiani. Non c'è più il vecchio signor Lombardi che sbarcò un secolo fa perché ha fatto fortuna. Ma non c'è niente da fare, tutto si globalizza, soprattutto i poveracci.