Libri Come, è di scena la blogosfera

Come e perché si scrive un blog n

di Raffaella Miliacca

Si parla anche di blogosfera a "Libri Come", La Festa del libro e della lettura all'Auditorium di Roma. Cinque blogger si raccontano.

Aprì il mio blog 7 anni fa,senza sapere bene cosa stessi facendo, dice Diego Bianchi (Zoro). Allora essere blogger significava essere "figo". Oggi siamo tutti blogger. Ora so bene cosa si dovrebbe fare, eppure io faccio post lunghi, video lunghi, malgrado gli esperti dicano che dopo 2 minuti e mezzo l'at- tenzione cala. Però io miro al contenu- to, e nel mio caso ha funzionato.

"Disambiguando" nasce nel 2008, spiega Giovanna Cosenza, docente di semiotica. L'ho costruito per avere un dialogo con i miei studenti. Ci metto materiali di studio accessibili a tutti perché diventi uno spunto di riflessione.

La parola "blog" oggi si è un po' svuotata, siamo tutti immmettitori di cose su internet, dice Alessandro Gilioli (Piovono rane). Ho imparato un po' la grammatica dei blog a forza di leggerli anche se non esistono vere e proprie regole. In quelli dei giornali possono esistere dei paleti per una comnicazione digitale con i lettori.

Oggi i blog hanno una funzione più ridotta rispetto ai social network, secondo Peter Gomez (Voglio scendere). Quello che conta -spiega-è avere cose da dire, il come è secondario.L'obiettivo è mettere in piedi una piazza dove poter discutere tutti. Se i blog moriranno a causa di facebook, non importa, l'importante è che uccideremo la televisione.

Luca Sofri (Wittegenstein) si dice critico sul modo in cui si enfatizza la grande libertà della rete. E' inevitabile che esistano delle regole anche per internet. Credo -dice- in una riassunzione di responsabilità, nel superamento dell'anonimato, nella necessità di firmare tutto quello che diciamo.