Viaggio in Cina


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Il tetto del mondo, in Cina ma fuori dalla Cina

Il Tibet fra pulsioni indipendentiste e desiderio di pace tibet_296

Il Tibet, “il tetto del mondo”, collocato in mezzo alla catena dell’HImalaya, è uno dei luoghi più affascinanti della terra. Non solo per le sue straordinarie bellezze naturali, ma anche per la storia del suo popolo, le cui radici risalgono a migliaia di anni fa.

Il Tibet, stato indipendente dal 1911, è stato invaso dalla Cina comunista, che lo ha sempre considerato un proprio territorio, nel 1951. Da allora il governo tibetano, non riconoscendo quello cinese, è in esilio. Si stima che nel Tibet vi siano 7,5 milioni di non tibetani introdotti dal governo cinese per nazionalizzare la regione, contro 6 milioni di tibetani, e si ritiene che la recente apertura della ferrovia del Qingzang, che collega la capitale Lhasa con Pechino in 40 ore, faciliterà l'afflusso di persone da altre province cinesi, finendo per mettere in minoranza definitivamente l’etnia tibetana. I tibetani si occupano principalmente di agricoltura e pastorizia, mentre i residenti urbani sono impegnati per lo più nell' artigianato, industria e commercio.

La religione è il buddismo lamaista; di carattere cordiale ed aperto, i tibetani si nutrono principalmente di tsampa (farina di orzo tostata), inoltre amano bere tè al burro di yak, tè al latte e vino d' orzo, e consumare carne bovina e ovina. La loro guida spirituale è il Dalai Lama, che è considerato da Pechino anche il loro capo politico. Dopo un periodo di tranquilla convivenza, il governo centrale cinese ha cominciato a interferire sempre di più con quello autonomo tibetano, fin quando la rivoluzione culturale negli anni dal ’66 al ’76 portò studenti ed estremisti, agitati dal regime, a condannare ogni forma d'opinione diversa dalla loro e a distruggere monasteri, templi e ogni altra forma d'arte.

Da allora ogni tentativodi rivolta del popolo tibetano verso Pechino è stata duramente repressa, ed il Dalai Lama non è potuto più tornare nel suo paese. Nell'aprile del 2008 sono scoppiate dure proteste in alcune città del Tibet che sono state represse con l'uso della forza. Con numerosi casi di violazione dei diritti umani. Il Dalai Lama chiede l’autonomia culturale e religiosa, in cambio della rinuncia all’autonomia politica. Pechino lo accusa di voler dividere la nazione. Intanto in Tibet la Cina ha lanciato un nuovo programma che prevede arresti e aspre sentenze contro monaci e fedeli, insieme a un enorme sforzo finanziario che, grazie alla modernizzazione delle infrastrutture, porterà più facilmente i turisti e gli immigrati han sulle montagne dell’Himalaya.
(M. I.)