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Fuga dalla Cina: diritti umani o conti in rosso?

Dopo Google anche Go Daddy abbandona il mercato cinese y

Dopo Google anche un altro gigante americano di internet ha deciso di abbandonare il mercato cinese. Si tratta di Go Daddy, compagnia che gestisce i domini online, preccupata per le sempre più stringenti censure adottate da Pechino. Ma sono in molti gli operatori finanziari cinesi che ritengono che dietro queste fughe si nascondano più i fallimenti economici che non l'interesse per i diritti umani.

Secondo quanto riferisce il sito di Asianews, il vice presidente esecutivo di Go Daddy, Christine Jones, ha detto che "il governo cinese ora chiede troppe informazioni sui nostri utenti. Noi non vogliamo diventare agenti dell'esecutivo di Pechino, e siamo molto preoccupati dell'aumento del livello di controlli sugli utenti Internet".

Il nuovo regolamento emanato dal governo impone alle compagnie che operano su internet di fornire alle autorità una serie di dati anagrafici degli utenti che richiedono i loro servizi, oltre a due fotografie a colori e una copia della carta di identità per chiunque voglia aprire un nuovo sito. Tuttavia, alcuni analisti economici di Hong Kong e Shanghai sospettano che dietro a questi proclami contro la censura cinese si nascondano interessi economici. Un operatore della borsa di Shenzhen spiega: "I motori di ricerca che operano su internet sopravvivono se vendono pubblicità. Gli investitori interni hanno sempre preferito Baidu, il principale motore in lingua cinese, rispetto a Google, che aveva i conti in rosso. Ecco perché se ne sono andati".