di Luigi del Giudice
Lo stile dell’automobile si evolve, torna indietro o è già tutto futurista? La risposta viene dal recente Salone di Ginevra, commentata per Televideo, con una compiuta analisi di un prestigioso designer, Luciano D’Ambrosio, titolare della LD’A-design di Torino.
“C’è una voglia di cambiare, di chiudere con linee passate e anche provocare, e, Ginevra mostra questa volontà – dice D’ambrosio -, che cita subito alcune automobili che lo hanno colpito particolarmente e che mostrano questi segni evidenti. D’Ambrosio ha trascorso la vita tra le linee di auto, moto e veicoli industriali: dalla Garelli alla Ford, all’Italdesign di Giugiaro, a Bertone e…alla LD’A, oltre alla realizzazione dei centri, milanese di Honda automobili e torinese di Changan.
L’evoluzione della linea, secondo lui, e ne siamo convinti anche noi, c’è a Ginevra. Ed è forte. “Ci sono vetture che sembrano navi spaziali”. Il riferimento non c’è dubbio è alla Survolt di Citroen. Poi, parla della S60: ”E’ la miglior Volvo nella sua storia perché è un connubio di carattere e tecnica, che si stacca dai canoni troppo rigidi che l’avevano tenuta ai lati dal mercato”.
E aggiunge che “la voglia di cambiare c’è anche nella Mercedes e si evidenzia con il prototipo S80. Mostra una volontà di voler svecchiare, forse stanca di avere solo una clientela di una certa età e strizza l’occhio alle nuove generazioni più giovani. Un ottimo lavoro viene anche dalla Nissan con la Juke, da ritenersi altrettanto innovativa nel segmento quanto lo è stata la prima Rav 4. Novità, anche tecnica, nella Meriva, con le sue porte controvento, che qualcuno potrebbe giudicare di minor sicurezza, anche se offre il grande vantaggio di migliorare l’accessibilità. Anche Porsche con la sua vettura di ricerca avanzata resta nel rispetto dei canoni stilistici della Casa”. “Sullo stile –aggiunge- si prova a provocare e a dare una direzione diversa, dice riferendosi alle novità di Citroen. Ben vengano. E’ sempre un’evoluzione. Troviamo connubi tra linee molto morbide, quindi sculturale, ma che, pur essendo morbide hanno caratteri forti.
Insomma, troviamo elementi morbidi che accentuano il carattere. Credo – precisa - che questo tipo di presentazioni odierne siano per preparare le future generazioni dalla mentalità diversa. Nell’insieme, si va verso un’innovazione con proposte anche di grande livello. Non c’è rivoluzione, ma un’evoluzione verso prodotti originali, in cui resta evidente il carattere del marchio, come Citroen e Volvo”. Parla, poi, delle somiglianze che si trovano da marchio a marchio e spiega che “derivano dalle normative che limitano l’originalità di queste evoluzioni per migliorare la sicurezza attiva e passiva, provocando così tante apparenti similitudini. Tutto questo comporta un’uniformità di condizioni generali della vettura per permettere di decelerare o controllare la velocità di impatto sui pedoni o altro ancora. Si chiedono meno spigoli e angoli realizzati in un certo modo. Come una sorta di omologazione e di uniformità”. Quindi dice che “La Giulietta è un lavoro buono e, in parallelo alla Mi.To, che offre proporzioni inedite per il marchio, garantisce all’alfista doc il dna tipico del prodotto Alfa Romeo.
In questo modo l’Alfa completa la gamma, offrendo prodotti per la clientela giovane e meno giovane.. C’è, poi, una tendenza a realizzare vetture che penetrano il mercato con un buon livello di qualità. Ormai anche Mini e 500 non sono auto di nicchia”. Infine, si sofferma su design particolari che allontanano dal proprio marchio e cita la Peugeot Rz1 che perde la riconoscibilità del marchio a Favore di una ricerca inedita per l’immagine Peugeot. Del resto è una delle testimonianze molto forti nel condivisibile tentativo, un po’ di tutti, di sperimentare nuove tradizioni. C’è una sorta di valutazione di strade alternative in direzione di prodotti tradizionali e al tempo stesso verso l’esplorazione del nuovo”.
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