Punto Economia


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Una borsa, un mercato o un casinò?

Quando l'economia è una scommessa borsa_milano_296

di Francesco Chyurlia

"Options, futures o Swaps: les jeux sont fait. Rien ne va plus". L'economia mondiale sembra diventata un casinò e coloro che dovrebbero consigliare ai risparmiatori l'investimento giusto si travestono spesso da croupier.

La crisi mondiale, che ancora stiamo vivendo, è nata proprio per delle scommesse andate male. Per colpa di quei mutui 'suprime' (erogati con facilità a clienti definiti "ad alto rischio" a causa del loro basso reddito o per un passato di insolvenze) non ammessi al normale mercato del credito. Ma anche per colpa di quel tipo di investimento fatto di titoli tossici e derivati che altro non sono che scommesse rischiose.

Strumenti finanziari per esperti
Ma che sono in parole povere i derivati? Sono strumenti finanziari di vario tipo (opzioni, futures, swaps) che consentono in pratica di 'scommettere' sulle variazioni di valore di altri beni, detti attività sottostanti (azioni, indici, valute, titoli vari, tassi, ma anche vino). I derivati possono essere oggetto di contrattazione anche in mercati non regolamentati.

In finanza, uno strumento derivato è un contratto o titolo il cui prezzo è basato sul valore di mercato di altri beni. Esistono derivati strutturati per ogni esigenza e basati su qualsiasi variabile, perfino la quantità di neve caduta in una determinata zona.

In Italia, per i derivati c'è l'Italian Derivative Market (IDEM). Il primo mercato a trattare derivati fu il CBOT nel 1848. I derivati vengono negoziati sia in Borsa che in mercati 'over the counter' (fuori Borsa). Tali mercati sono caratterizzati da liquidità molto minore rispetto al mercato azionario.

La massa di derivati circolante nel mondo ammonta a 300 trilioni di dollari, di cui cento depositati nelle banche statunitensi. La legislazione Usa prevede la denominazione di un fondo pensionistico per le istituzioni finanziarie private che investono almeno il 25% del loro capitale in entità finanziarie classificate come fondi pensione.

Derivati, 50 mila enti pubblici li usano
Sono quasi 50 mila gli enti locali che, a fine marzo 2009, utilizzavano strumenti derivati. E' il dato fornito dalla Banca d'Italia nll'ambito dell'indagine conoscitiva della Commissione Finanze.

Tra la fine del 2005 e la fine del 2007 sulla base dei dati tratti dalla centrale dei rischi dell'Istituto, il numero degli enti che utilizzavano strumenti derivati, quasi sempre swap di tasso d'interesse, è fortemente aumentato, da 349 a 669, per scendere a 474 a fine 2008. Alla fine di marzo 2009 le amministrazioni locali che utilizzavano derivati con controparti operanti in Italia erano 49.646. Si trattava di 13 regioni,28 province e 440 comuni.

Senato: subito regole dal Tesoro
Rinviate a giudizio a Milano quattro banche e 13 persone,imputati per truffa aggravata per la vicenda dei derivati del Comune di Milano. Secondo l'accusa dall'operazione coinvolgerebbe la Deutsche bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank. Questi istituti avrebbero guadagnato illecitamente circa 100 milioni di euro. Il processo comincerà il 6 maggio prossimo. Per il presidente della Commissione Finanza del Senato, Baldassarri, servirebbe un regolamento del Tesoro per disciplinare, con opportuni paletti,le operazioni in derivati degli enti locali, senza "demonizzare i derivati".

Consob: "Servono principi etici"
La Consob dà un giudizio positivo sul documento approvato dalla Commissione Finanze del Senato sui derivati, che contiene proposte restrittive sull'uso di questi strumenti da parte delle amministrazioni pubbliche.

Per il presidente della Consob, Cardia, "la relazione del Senato ha fotografato l'esistente ed è una buona base per sviluppi che sono in itinere. Bisogna vedere cosa intende fare il Parlamento". Per la Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) "l'uso dei derivasti va fatto secondo lo spirito di correttezza e applicando principi etici".

Consumatori: Bankitalia cosa fa?
Per le associazioni dei consumatori, la battaglia contro gli investimenti a rischio è partita diversi anni fa. Prima che diventasse di dominio pubblico con gli scandali che vedono coinvolti istituti di credito e tanti enti locali.

Una piaga che vede travolti i paesi più industrializzati e con un'economia globalizzata. E, quindi, non solo gli investimenti poco accorti dei nostri enti locali.Per l'Adusbef "i derivati costituiscono un grave rischio per i risparmiatori. E' una mina vagante per le economie mondiali e le autorità di vigilanza devono intervenire". Per l'Adusbef anche Bankitalia ha vigilato poco su chi proponeva i titoli tossici.

La Bce chiede più trasparenza
Il presidente della Bce, Trichet, ha chiesto maggiore trasparenza nel mercato dei derivati in particolare per i cosiddetti Cds, Credit default swap.

E' il derivato creditizio più usato. Un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Il Cds viene spesso utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione.La Banca centrale europea propone per i Cds "delle camere di compensazione per condividere l'esposizione ai rischi".