di Juana San Emeterio DONNE SENZA UOMINI
di Shirin Neshat, Geramania 2009 ( Bim Distribuzione) Pegah Ferydoni, Shabnam Tolouei, Orsi Roth, Arita Shahrzard.
Shirin Neshat, fotografa e video artista iraniana, in esilio a New York da quando aveva 17 anni, firma la regia di “Donne senza uomini”, un titolo che sembra un auspicio, premiato con il Leone d’argento al Festival di Venezia 2009. Il film tratto dal romanzo omonimo di Shahrnush Parsipur racconta il destino di quattro donne di classi sociali che cercano di salvare se stesse e si ritrovano in un giardino magico.
Siamo in Iran, nell’estate del 1953, un periodo catastrofico nella storia iraniana, quando un colpo di stato guidato dagli americani e appoggiato dagli inglesi depose il Primo Ministro democraticamente eletto, Mohammad Mossadegh, e restaurò lo Shah al potere. Durante questi avvenimenti si intrecciano le quattro storie: Fakhri, una donna di mezza età intrappolata in un matrimonio senza amore, deve fare i conti con i sentimenti che prova nei confronti di una vecchia fiamma. Zarin; una giovane prostituta, cerca di fuggire quando si rende tragicamente conto che non riesce più a vedere i volti degli uomini. Munis, una giovane con una coscienza politica, deve resistere all'isolamento che le impone il fratello religioso tradizionalista, mentre l’amica Faezeh resta incurante dei disordini nelle strade e sogna soltanto di sposare il fratello di Munis. Mentre i tumulti politici crescono nelle strade di Teheran, ognuna si libera dai propri vincoli, chi in modo tragico chi trovando una nuova consapevolezza. Uno splendido giardino chiuso diventa il loro luogo di libertà, prima che la storia le raggiunga nuovamente.
“Il cinema e l’arte sono oggi la maggior minaccia a Ahmadinejad e al regime iraniano”. Ha detto la regista nella conferenza stampa romana e lei, artista esule, si è appellata per la liberazione del regista Jafar Panahi arrestato in Iran. Attenzione, ha spiegato poi la Neshat: ”le donne iraniane sono molto forti e non hanno paura di protestare contro il governo. Insomma con il mio film volevo che si abbandonasse l’immagine che sono delle vittime perché non è affatto vero”. E in questo film viene fuori tutto il coraggio di queste donne capaci di rompere gli schemi e di ribellarsi alla loro condizione sociale. Nella pellicola è poi forte la mano dell’artista che racconta soprattutto con l’intensità delle immagini bellissime accompagnate dalla struggente musica di Ryuichi Sakamoto.