La musica hip-hop nasce nelle comunità afro e latino-americane del Bronx e di Harlem, a New York, verso la fine degli anni ’70. La leggenda narra che il termine hip-hop sia stato inventato da Dj Kool Herc, che lo ha coniato per descrivere la propria cultura in competizione con il dj Afrika Bambaataa. Cuore del nuovo genere musicale sono stati i block party, le feste di strada, dove i giovani dei ghetti interagivano suonando, ballando e cantando.
Il rapping, ovvero l’arte di improvvisare versi in musica, si può far risalire ai griot africani (poeti e cantori che tramandavano oralmente la tradizione ). Alcune di queste tradizioni sono migrate in America con la schiavismo e sono rimaste nella cultura nera fino a riemergere in quella hip-hop. Un'altra importante influenza nell'hip hop è costituita dalle parti parlate contenute nei dischi di musica soul e funk di musicisti come James Brown e Isaak Eyes. Non da meno è stato l’impatto del dub, un sottogenere del reggae giamaicano. La tecnica del parlare sui dischi ed improvvisare sui missaggi si è evoluta in quello che poi è diventato il rap. La musica, che consiste nel parlare su basi musicali molto ritmate, si è evoluta ed affinata col tempo, ed alla fine degli anni ’80 ha varcato i confini degli Stati Uniti per diffondersi a livello planetario, contemporaneamente alla cultura di riferimento. Nei primi anni dell'hip hop, i DJ erano le star, ma i riflettori si puntarono già a partire dal 1987 più sugli MC, i Masters of cerimony, in pratica gli intrattenitori. Il passaggio dalla strada alla diffusione commerciale è stato rapidissimo, ed i rappers sono diventati delle stelle musicali di prima grandezza, sui quali le etichette discografiche hanno investito molto ricavandone profitti milionari. Da Ice Cube a Snoop Dogg, da 2pac Shakur (assassinato a New York, sembra su incarico dei concorrenti Notorius B.I.G e Puff Daddy) ai Wu Tang Clan, fino al bianco Eminem, buona parte del mondo dell’hip-hop ha perso la sua caratteristica di musica ribellistica da strada, per diventare una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Anche la versione “banditesca” del gangsta-rap, rappresentata spesso da artisti e gruppi che militano in vere e proprie bande delinquenziali, ha trovato un ottimo riscontro commerciale. In Italia, il fenomeno ha cominciato a diffondersi a livello popolare nella seconda metà degli anni ’80. Il divulgatore è stato Jovanotti, che ha conferito al genere una confezione pop. Poi sono arrivate le posse, gruppi che si riunivano nei centri sociali dando alle loro canzoni una connotazione di protesta. Nella seconda metà degli anni ’90, la vera esplosione con Frankie Hi-energy, gli Articolo 31, Neffa e i Sottotono. Più recenti, Caparezza e Fabri Fibra.