di Carla Toffoletti
“Sono calabrese e ho iniziato la mia battaglia sulla legalità quando avevo 16 anni”. Valerio Pagnotta è lo studente che più si è impegnato per attivare il corso di Storia della ‘Ndrangheta, inaugurato all’Università Roma Tre, e tenuto dallo storico, ex parlamentare, Enzo Ciconte.
“Mio padre, agli inizi degli anni ‘90 faceva il sindacalista in una fabbrica di Cosenza. Ha voluto estendere la sua attività sindacale sulla costa tirrenica cosentina, e si è andato a scontrare con una delle fabbriche controllate dalla ‘ndrina dei Muto, che in quella zona la fa da padrone. Ha ricevuto pesanti minacce e ha dovuto mollare. La cosa mi ha colpito molto. Essere calabrese mi ha dato una carta in più per capire e filtrare quella che per noi è realtà di tutti i giorni, ma che viene spesso ignorata dai più. Capire, conoscere, saper leggere oltre le notizie significa acquisire la capacità di contrastare e di ribellarsi. Per questo ho voluto questo corso. Gli studenti italiani ne sanno molto poco. L’Università ha il dovere di formare i giovani e formare significa anche renderli parte attiva e dar loro gli strumenti per capire”.
Al corso si sono già iscritti oltre 250 studenti della facoltà di Giurisprudenza, ma il numero è destinato a crescere dato che le iscrizioni sono aperte fino al 16 marzo.
“Sono sempre stato incuriosito da mafia, ‘ndrangheta e criminalità organizzata. Per noi di legge è un sorta di antivirus” mi dice Massimo, secondo anno di giurisprudenza. “L’università è l’unico luogo della formazione- aggiunge Antonella- e questo è un contributo vero, anche a livello umano. Sono del sud, Basilicata, sento parlare ogni giorno di criminalità organizzata, la vivo sulla mia pelle. Ho visto aziende chiudere, ti senti impotente. Non so se sia un bene o un male interessarsi a queste tematiche, ma voglio capire come e perché nascono questi condizionamenti criminali".
Il fenomeno non è solo criminale, ma anche sociale e culturale ci spiega Enzo Ciconte: “Conoscere questo fenomeno nel suo sviluppo storico e nella sua attualità è il modo migliore per contrastarlo. Quest’anno il corso è dedicato alla ‘Ndrangheta perché è l’organizzazione più pericolosa, più strutturata e più impenetrabile al mondo. E’ basata su legami familistici di sangue. Non ci sono pentiti. Ha ramificazioni internazionali, ma è anche la più oscura ed è giusto occuparsene.
Quanto sanno i giovani di ‘Ndrangheta?
Abbastanza, le ultime vicende di cronaca hanno acceso ulteriormente il loro interesse. Sono stati loro a chiedermi questo corso. Vogliono capire.
Che ruolo possono avere i ragazzi nel contrasto alla criminalità organizzata?
Se scatta una ribellione nei giovani è fatta. Spetta a loro cambiare le cose. Tommaso Campanella scriveva. ”Può nuova progenie canto novello fare”.
In un’aula magna stracolma è il preside della facoltà di Giurisprudenza, Paolo Benvenuti a dare il senso di questa iniziativa: "Iscriversi oggi a legge significa entrare nella comprensione della nostra società ed entrare nelle regole per far sì che questa società funzioni. Bisogna dare ai giovani gli strumenti per creare un assetto sociale giusto".
Presenti anche le istituzioni. "Finché ci saranno poteri criminali, l'Italia non sarà un paese civile” - spiega Veltroni, oggi membro della commissione Antimafia - “la criminalità organizzata è un cancro che corrode, ma è un male curabile da un Paese che abbia forte determinazione, cultura delle regole e un'etica pubblica che accompagni la magistratura e le forze dell'ordine nell'opera di contrasto''.
Qual è l'importanza di questo corso?
"Proprio per far rinascere questa cultura della legalità. Solo dove c’è legalità i nostri diritti vengono rispettati”.
Il vicepresidente della commissione parlamentare, Granata, annuncia ai giovani la creazione dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati alla mafia, in approvazione in Parlamento. “E’ uno strumento fondamentale nella lotta di contrasto alla criminalità organizzata- spiega- la commissione ha già approvato un codice etico contro l'inserimento nelle liste elettorali di candidati implicati con la mafia, ma il codice è stato trasgredito da un po' tutti i partiti. Un contrasto forte alla criminalità deve esistere anche in politica. L’Università ha il compito di formare coscienza civile, creare classe dirigente, senso della cittadinanza e di partecipazione al destino della comunità nazionale. I giovani non possono chiamarsi fuori da questo percorso di cittadinanza”.
Con Pignatone, procuratore di Reggio Calabria, si entra nel vivo della lezione.
“La situazione a Reggio Calabria è grave e pesante- dice il magistrato- ma l’azione seria, intensa e continua delle forze di polizia e della magistratura crea problemi alla criminalità. In Calabria ci sono segni di risveglio della società civile. Anche se il problema è sottovalutato siamo sulla strada giusta, quello che è stato fatto è stato fatto bene". Per il magistrato l’istituzione di questo corso è utile: "Farà fronte al disinteresse mediatico e alla sottovalutazione della pericolosità della ‘ndrangheta”.