8 Marzo


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L'intervento del presidente della Repubblica

La versione integrale del discorso di Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale della Donna

Rivolgo un saluto a tutte le autorità presenti, tra le quali oggi vediamo - e ne sono lieto - una rappresentanza soprattutto femminile. Non ha potuto essere qui, con i ministri Carfagna e Meloni, l'amica ministro Gelmini che deve prendersi cura della piccola che sta per nascere. Mi complimento calorosamente con gli studenti e le scuole che hanno vinto il Concorso nazionale "Donne per le donne". Invio un saluto e un augurio particolare alle bambine e alle ragazze italiane. Questa festa è per loro.

Ho voluto dedicare la cerimonia dell'8 marzo alle "donne di domani" perché rappresentano una ragione di speranza e di fiducia per il nostro Paese. E di speranza e fiducia in questo momento abbiamo bisogno. Ma potremo contare sulle donne di domani solo se saremo capaci di dare loro quanto meritano, anche quello che le donne di oggi e ancor più quelle di ieri non hanno - ingiustamente - avuto. E sottolineo ingiustamente perché, da quando sono state messe in condizione di pur incompleta parità, le ragazze si sono distinte per il maggiore impegno nello studio, come in altri campi, e per la tenacia nel superare le difficoltà. Questa realtà ci ricorda quanto spreco di talenti e di risorse per il Paese si sono verificati in un passato non remoto. Non deve venire meno, quindi, il nostro impegno perché ciò non avvenga in futuro. Bisogna scongiurare il rischio, insomma, che questa ricchezza di risorse umane venga dissipata.

Rispetto ad altri paesi europei, le donne italiane sono ancora relativamente meno occupate, tuttavia ci sono grandi variazioni per zona geografica e per età: come sempre è il Sud, e come sempre sono i giovani, in questo caso le giovani, a trovarsi nelle condizioni più critiche. Ma non è più vero che le donne "sono le ultime ad essere assunte e le prime ad essere licenziate". Anzi, di fronte alla crisi, l'occupazione femminile sta mostrando maggiore capacità di resistenza. Ci sono meno posti di lavoro persi, anche se la disoccupazione femminile aumenta ed è tra le più alte in Europa, perché sono più numerose le donne che vorrebbero lavorare. Comunque perdite di posti di lavoro e disoccupazione devono rappresentare in generale in questo momento una delle principali preoccupazioni del nostro Paese e ragione di impegno prioritario per le nostre classi dirigenti.

Il lavoro femminile, inoltre, continua a subire condizioni di svantaggio. La differenza tra quello che guadagnano uomini e donne si è ristretta sì con il tempo, ma non annullata. In Italia non sono poche le 'breadwinner', quelle che 'portano a casa il pane', che contribuiscono di più al bilancio familiare. Ma il fatto che il carico di lavoro 'in casa' continui a pesare soprattutto sulle donne ci dice che la parità non sta evolvendo in modo equilibrato. E l'inadeguatezza di strutture di sostegno per la prima infanzia e per gli anziani rende difficile conciliare famiglia e lavoro in un paese come il nostro dove, quando si ha la fortuna di essere occupate, si lavora soprattutto a tempo pieno. È molto importante quindi che a livello di governo e di opposizione si continui a riflettere su misure idonee per conciliare maternità, famiglia e lavoro.

Questo carico specifico spiega solo in parte la presenza del famoso 'tetto di cristallo', quella sorta di impedimento invisibile che blocca l'accesso delle donne ai massimi gradi delle carriere. Pesano anche le persistenti resistenze maschili. E, mentre si osserva che nei gradi più alti le disuguaglianze di reddito si sono ridotte maggiormente, è proprio a quei livelli che si arriva con più difficoltà. Fa piacere però notare che non sono poche le donne manager italiane e coloro che comunque sono riuscite a raggiungere posizioni di rilievo. Per farlo, però, hanno spesso avuto bisogno di una dose assai maggiore di sforzi. Dobbiamo tutti augurarci che le bambine e le ragazze di oggi - le donne di domani - possano progredire nelle carriere che hanno scelto senza ostacoli e sacrifici supplementari.

Ma c'era e c'è ancora un'altra barriera da superare, se non un tetto, per così dire una 'parete di cristallo' che impedisce l'accesso a lavori, professioni, carriere, a sport e a stili di vita considerati per tradizione maschili. Un tempo questa barriera era tutt'altro che invisibile: si trattava di veri e propri divieti. Sono trascorsi esattamente 50 anni da quando su iniziativa della dottoressa Rosa Oliva, che è oggi tra noi, la Corte Costituzionale fece cadere, dichiarandone l'illegittimità, ogni preclusione all'accesso delle donne agli impieghi pubblici, secondo la linea introdotta dalla Costituzione repubblicana. Da tempo le giovani donne frequentano anche le Accademie e le Scuole di Applicazione delle Forze Armate, e oggi abbiamo qui presente una rappresentanza delle ragazze che, per la prima volta proprio in questo anno scolastico, sono state ammesse alle scuole militari.

Accanto alle preclusioni imposte da norme e regolamenti c'è, non meno impervia, anche la barriera invisibile delle convenzioni sociali. La lettura dei brani che abbiamo ascoltato, non solo ci ha ricordato queste convenzioni dure a morire, ma anche il ruolo positivo che possono svolgere persone importanti nella vita delle bambine e delle ragazze. Per sconfiggere queste convenzioni molto possono fare parenti e insegnanti. E molto può fare l'esempio di chi ha già spezzato quella barriera, come le donne alle quali oggi assegniamo onorificenze.

Il buon esempio serve in generale a stimolare comportamenti positivi. Se è vero che le bambine e le ragazze mostrano una maggiore propensione a comportamenti virtuosi, neppure loro sono del tutto esenti da sconsideratezze che un tempo erano prerogativa maschile. Perciò ho voluto introdurre uno speciale riconoscimento di benemerenza dedicato ai minori, di ambedue i sessi, che metta in luce e proponga modelli positivi. Una volta tanto, però, ho voluto che si cominciasse al femminile. Così, a inaugurare oggi il riconoscimento di "Alfiere della Repubblica" sono cinque bambine e ragazze distintesi per risultati raggiunti in campi diversi, per doti di applicazione, per forti espressioni di solidarietà e di spirito civico. È un'importante responsabilità - care bambine e ragazze - quella che vi viene oggi assegnata. Vi si chiede di onorare anche in futuro i valori su cui si fonda la Repubblica Italiana. Infatti, la dedizione allo studio e al lavoro, l'impegno civile, la solidarietà, il rispetto della legalità sono valori fondanti del nostro vivere civile.

Noi invitiamo anche le ragazze e i ragazzi immigrati a condividere questi valori. Anche loro potranno accedere, infatti, a questo nuovo riconoscimento : perché anche loro saranno le italiane e gli italiani di domani. Ho molto apprezzato le parole che i Ministri Carfagna e Meloni hanno dedicato alle giovani immigrate ; e nessuno sforzo deve essere risparmiato per sostenerle nel complesso, difficile processo dell'integrazione. Quelle parole mi confortano nella convinzione che al di là di ogni differenza di modi di pensare e di posizioni politiche, profonda è tra le italiane e gli italiani la condivisione di quel patrimonio di valori e principi che si racchiude nella Costituzione repubblicana, a coronamento di una lunga e travagliata esperienza storica.

Il prossimo 150esimo anniversario dell'Unità di Italia è una grande occasione per abbracciare in tale condivisione le nuove generazioni, portandole a riflettere su quel che ha fatto grande e unificato la Nazione italiana, sul ritardo storico del nostro Stato e della nostra società nel rapporto con le donne, sull'impegno necessario per superarlo pienamente nell'interesse comune.

Naturalmente, l'attenzione nei confronti dei diritti delle donne deve proiettarsi oltre i nostri confini. Mentre ragioniamo su come migliorare la condizione delle donne italiane, non possiamo dimenticare le sofferenze che, in altre parti del mondo, tale condizione comporta: mutilazioni sessuali, alimentazione e cure mediche inadeguate, mancato accesso all'istruzione. Né possiamo certo disinteressarci della forma estrema di discriminazione riservata alle donne: la pratica aberrante degli aborti e degli infanticidi selettivi. Sono milioni le bambine che mancano all'appello della vita, le donne che domani non ci saranno. Colgo l'occasione per ringraziare tutte le organizzazioni che operano per contrastare questa orribile pratica che discrimina addirittura sul diritto a nascere e a sopravvivere.

Vorrei concludere reiterando un invito ai poteri pubblici e ai rappresentanti delle parti sociali a non dimenticare il futuro delle donne di domani nel nostro Paese. Le opportunità delle giovani generazioni e di quelle a venire di realizzarsi professionalmente dipendono molto sia da un'istruzione efficiente, sia dalla possibilità di utilizzarla in aziende, in strutture di ricerca, in amministrazioni di alto livello capaci di valorizzare le competenze. Senza un'adeguata trasformazione di queste strutture non solo negheremo opportunità ai nostri giovani, in particolare alle nostre ragazze, ma decreteremo un destino di sostanziale decadenza per il nostro Paese. Ma c'è un'altra - forse ancora più importante - opportunità che va data ai giovani, quella di realizzarsi moralmente. È un'opportunità che dipende anche dal contesto nel quale crescono, dai comportamenti, dall'esempio offerto non solo dalle famiglie, ma da tutti coloro che occupano posizioni di rilievo nella società civile e nello Stato. In un contesto degradato, in situazioni di diffusa illegalità essere ragazzi e ragazze per bene richiede talvolta sacrifici e coraggio. È bello che quel coraggio ci sia. Ma una democrazia rispettabile è proprio il luogo nel quale per essere buoni cittadini non si deve esercitare nessun atto di coraggio. Auguro a tutti noi un'Italia determinata ad offrire alle donne e, lasciatemi aggiungere, anche agli uomini di domani un contesto che favorisca la loro realizzazione sia morale che professionale.

Ma lasciatemi rivolgere infine un invito particolare a voi ragazze che state entrando nella vita adulta: preparatevi ad esigere, da chiunque e in qualsiasi circostanza - nel lavoro, nella famiglia, nell'attività politica - il rispetto della vostra dignità di donne. E' la premessa, è la condizione per ogni vostra autentica affermazione e conquista.

Buon 8 marzo. Spero che oggi le donne italiane, grandi e piccole, possano godersi questa bella festa con fiducia, con serenità, nella convinzione che il futuro riservi loro tutte le opportunità che meritano.