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Uno sguardo sulle dinamiche demografiche

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Il cambiamento demografico nei prossimi cinquant’anni determinerà il destino di regioni e Paesi. E’ perentorio il Rapporto sulla popolazione mondiale diffuso dal Population Reference Bureau, centro di studi demografici di Washington, che ha rilanciato l’allarme. Ecco i dati principali.

La popolazione dei Paesi meno sviluppati passerà da 5,6 miliardi a 8,1 miliardi nel 2050, su un totale di oltre 9 miliardi. Quella africana raddoppierà, passando da uno a due miliardi. L’incremento demografico nei Paesi sviluppati sarà invece minimo, da 1,2 a 1,3 miliardi, e legato soprattutto all’immigrazione. L’età media degli abitanti del mondo, stimata dalle Nazioni Unite in 28,9 anni, crescerà nel 2050 di quasi dieci anni, portandosi a 38,4.

Ma il declino globale della natalità spinge alcuni analisti a ritenere che la “bolla” demografica sia destinata a sgonfiarsi da sé. Entro pochi anni, scrive l’Economist, metà del mondo avrà un tasso di fertilità inferiore a 2,1 figli per donna, cioè al di sotto del “livello di sostituzione”, che rende numericamente stabile una popolazione. E cita il caso dell’Iran, dove dai 7 figli per donna degli anni Ottanta, dopo la rivoluzione islamica, si è giunti oggi ad appena 1,9.

Il calo demografico, indicano tutte le ricerche, è strettamente associato alla crescita economica; a sua volta, una minore natalità contribuisce spesso a migliorare gli standard di vita. E’ per questo che il tasso di fertilità continua a restare alto soprattutto nelle regioni più povere e devastate da conflitti armati, come in Congo, Liberia e Sierra Leone. Un dato appare certo: il rapporto tra sviluppo e natalità sarà fondamentale per delineare il prossimo futuro, in un mondo dove circa metà delle persone vive oggi sotto la soglia della povertà.