Atlante delle crisi


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'La nuova alba' in Iraq

Il graduale ritiro degli Usa. Entro settembre solo 50.000 soldati americani i

Mai nome è stato più indicato. E così, ampliando la tradizione americana di conferire nomi persuasivi o altisonanti alle operazioni militari, il presidente Obama ha lanciato "New Dawn", ovvero "Nuova alba". La denominazione, forse dettata anche dalla speranza di portare a compimento il graduale ritiro militare dall'Iraq, prende il posto di "Iraqi Freedom", voluta da Bush e più rispondente alle strategie di un Pentagono che vedeva in Saddam Hussein il "male da sconfiggere" e la realizzazione della vera libertà per tutti gli iracheni. Entro la fine di agosto i militari Usa in Iraq dovrebbero essere "solo" 50 mila.

"Tutto sta andando secondo il calendario previsto per la diminuzione delle truppe americane in Iraq", ha assicurato l'ambasciatore Usa a Bagadad, Hill. Il diplomatico ha aggiunto: "Il ritiro delle nostre truppe avverrà a prescindere dal risultato delle prossime elezioni, che potrebbero dar luogo ad una lunga e difficile transizione".

A queste voci di speranza si contrappongono, però, le dichiarazioni del comandante delle truppe Usa in Iraq, generale Odierno. Parlando al Pentagono ha fatto allusioni a "piani di riserva" che potrebbero scattare se gli iracheni non fossero in grado di formare pacificamente un governo dopo il voto.

Non senza sorprese, per via della reputazione "liberal", il settimanale Newsweek sostiene che "in Iraq, alla fine sta vincendo Bush". La copertina del numero dedicato al voto in Iraq porta il titolo "Finalmente la vittoria, l'emergenza di un Iraq democratico", con tanto di foto dell'ex presidente americano con i militari alle spalle mentre cammina sulla portaerei Lincoln verso il suo elicottero. Era il primo maggio 2003 e Bush pronunciò al largo di San Diego il discorso (criticatissimo) sulla fine della guerra in Iraq e la missione compiuta. Il settimanale scrive: "Forse non è ancora missione compiuta, ma è un inizio".