Gianluca Nani, bresciano doc, è il direttore sportivo che ha fatto le fortune del Brescia, dove nei sette anni della sua gestione, ha scoperto e lanciato i vari Viviano, Hamsik, Santacroce, Caracciolo, Stankevicius, Mannini e portato “in provincia” giocatori del calibro di Baggio e Guardiola. Poi nel 2007 è emigrato in Inghilterra,direttore generale del West Ham, club con il quale la scorsa settimana ha rescisso un contratto triennale.
“Voglio fare subito una premessa: non parlo di aspetti finanziari, visto che io mi sono sempre occupato di altre mansioni. West Ham in grave crisi economica? Ripeto, non so nulla e non sono documentato, posso solo affermare che ogni mese, puntualmente, gli stipendi ci venivano accreditati in banca".
"Il calcio inglese è esemplare sotto certi aspetti, in primis l’organizzazione. E lo stadio è il fulcro principale, l’anima della società che punta moltissimo sulla gestione delle risorse. E produce introiti, tanti introiti, con il museo, i negozi, il merchandising, i ristoranti. Si possono anche organizzare feste,cerimonie, banchetti, riunioni, tutto quanto porta denaro. Allo stadio, dove non ci sono barriere ed i tifosi si mischiano, intere famiglie passano l’intera giornata in completa serenità. Il gioco è più spettacolare, più intenso, c’è il far play ed è concreto, le furbate (vedi giocatore a terra che tarda a rialzarsi) vengono censurate dagli stessi protagonisti in campo".
"In Italia il calcio è molto bene organizzato sulla gestione tattica, meno su quella delle risorse. Basti pensare al fenomeno del merchandising che da noi è sviluppato solo in minima parte. In Inghilterra i tifosi vanno allo stadio indossando l’ abbigliamento originale della società e gli spalti hanno un colpo d’occhio eccezionale con il colore della maglia del club. Noi dobbiamo crescere sotto questo punto di vista, impresa non facile anche perché le società non hanno uno stadio di proprietà”.