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Agricoltura, il 2009 anno drammatico

La denuncia della Confederazione italiana degli agricoltori e

di Mario Papetti

La crisi economica- che mette a rischio la sopravvivenza di 50mila aziende-, le infiltrazioni della criminalità organizzata, l'invasione dei falsi cinesi a prezzi stracciati. E' un quadro drammatico quello che si trova ad affrontare l'agricoltura italiana, dopo un 2009 durante il quale hanno già chiuso i battenti trentamila produttori e 60mila persone hanno perso il posto di lavoro.

La fotografia del settore fissata dalla Confederazione italiana agricoltori sulla base delle rilevazioni Ismea,  e presentata a Roma nel corso della V Assemblea nazionale dell'associazione, preannuncia un 2010 assai difficile: dati sconfortanti arrivano dal fronte dei prezzi all'origine, che hanno segnato, rispetto al 2008, un trend negativo del 13,5 per cento. Segno negativo pure per la produzione, per gli investimenti e per i redditi degli agricoltori, in caduta libera con un -25,3%, mentre volano i costi (produzione, oneri sociali e burocrazia), aumentati dell'8,5%. Unica nota positiva i consumi agroalimentari, che hanno registrato un timido +0,6%.

"La crisi economica - ha sottolineato nel corso del suo intervento il presidente della Confederazione, Giuseppe Politi - ha dato una spallata alla capacità di adattamento delle imprese agricole che traevano forza da una maggiore flessibilità nell'impiego delle risorse, a cominciare da lavoro, e da una rete di solidarietà familiare che contribuiva ad alleviare i problemi di ricorso al credito e ad assicurare una sufficiente capacità di spesa". Per Politi vi sono segnali di una ripresa, di una stabilizzazione dell'economia mondiale "ma la ripresa sarà lunga e difficile". Quindi "i costi sociali, soprattutto in termini di occupazione, saranno alti e peseranno sulle famiglie agricole e sulla loro peculiare struttura sociale".

"Occorre una nuova politica agraria"
"E' tempo di costruire - ha sollecitato Politi - una nuova politica agraria nazionale che consenta al nostro sistema produttivo di superare le difficoltà ed essere parte attiva della ripresa economica del paese. Pertanto chiediamo alle nuove amministrazione regionali che usciranno dalle elezioni di marzo di porre tra i primi impegni la convocazione di un foum sulla situazione e le prospettive dell'agricoltura". Per Politi, inotre, è urgente convocare la Conferenza nazionale dell'agricoltura, "un'iniziativa condivisa a parole ma negata nei fatti".

Mafia in agricoltura, business da 50 miliardi
I tentacolo della criminalità, secondo la Cia, sono arrivati anche nella campagne. E i dati snocciolati sono impressionanti: più di 150 reati al giorno (sei ogni ora), un agricoltore su tre che ha subito o subisce i soprusi di 'ndrangheta, mafia e camorra. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, racket, abigeato, estorsioni, pizzo, discariche abusive, danneggiamento alle colture, truffe, caporalato e saccheggio del patrimonio boschivo. Tutti atti delinquenziali, per la Cia, "che mottono in moto ogni anno un business di oltre 50 miliardi di euro per la criminalità organizzata (pari a poco meno di un terzo dell'economia illegale nel nostro Paese, 169,4 miliardi -fonte Ismea). La criminalità, sempre secondo i dati elaborati dalla Cia, grazie ad una rete fatta di connivenze, è in grado di condizionale tutta la filiera agroalimentare, agendo nei vari passaggi e, come evidenza anche un rapporto della Confesercenti, altera la libera concorrenza influenzando il mercato dei prezzi, la qualità dei prodotti, il mercato del lavoro. Fenomeno "che si sta espandendo in tutta Italia, in particolare nelle aree del Nord".

Il “business” dell’azienda “Mafie S.p.A.” in agricoltura

Furti e rapine                                    4.5 miliardi di euro
Racket          3.5 miliardi di euro
Usura    3.0 miliardi di euro
Truffe       1.5 miliardi di euro
Contraffazione e agro pirateria  0.5 miliardi di euro
Macellazioni clandestine   1.0 miliardi di euro
Abusivismo edilizio      20.5 miliardi di euro
Ecomafie (rifiuti e reati contro l’ambiente)    16.0 miliardi di euro
Totale    50 miliardi di euro

(Fonte Cia)


L'invasione alimentare cinese
L'Unione europea deve cogliere, per il presidente Cia, Politi, la sfida della sicurezza alimentare posta dal G8 dell'Aquila e dalla Fao. Ogni anno nel nostro Paese entrano prodotti alimentari "clandestini" e "pericolosi" per oltre 2 miliardi di euro. Poco meno della produzione agricola nazionale. I sequestri di prodotti sospetti negli ultimi anni si sono quadruplicati ma il "rischio di portare a tavola cibi "illegali" e a prezzi "stracciati" è sempre incombente. I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti per la pasta, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta, l'olio di oliva, la mozzarella, i formaggi, i funghi e le conserve. L'allarme maggiore è per i prodotti che arrivano dalla Cina che, nonostante il calo delle esportazioni "ufficiali" in Italia nel 2009 (-12%) riesce a far entrare in Italia grandi quantità di prodotti che possono mettere seriamente a repentaglio la salute, oltre a provocare notevoli danni all'economia agrcola nazionale. Un dato per tutti: il 75% dei prodotti e degli articoli contraffatti sequestrati, nel 2008, nell'Unione europea, provengono dalla Cina. In Italia, secondo la denuncia della Cia, arriva di tutto: dai funghi freschi e refrigerati (180.000 chili nel 2009) che contengono nicotina al latte alla melamina ad ogni genere di prodotti dell'ortofrutta. Per battere questo stato di cose per la Cia "occorre tollerenza zero nei confronti della concorrenza sleale e lavorare in funzione della trasparenza, della qualità. Da quì l'esigenza oper tutti i prodotti di un'etichetta chiara e con l'obbligo dell'indicazione di origine. La Cia ha stimato che la Cina, possiede attualmente per la produzione di ortofrutta circa 350.000 ettari di serre ed 850.000 ettari di coltivazioni protette. Negli ultimi tre anni le importazioni "ufficiali" dalla Cina di prodotti alimentari sono aumentate del 380%, per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro. Nel 2009 le importazioni alimentari cinesi sono ammontate a 575 milioni. Ortaggi, funghi e legumi (secchi, conservati e loro preparazione) per 180 milioni. Solo di pomodoro concentrato sono arrivate 170 milioni di chili (oltre 100 milioni di euro) in fusti per essere lavorati e messi in commercio con il marchio "Made in Italy". Pesci, crostacei e moluschi per 45 milioni di euro; semi e piante medicinali per 15 milioni; frutta (soprattutto mele, le cui importazioni nell'ultimo triennio sono cresciute del 400%) per 28 milioni;gomme, resine e stratti vegetali per 13 milioni; aglio (le cui importazioni sono cresciute, nel 2009, del 120%9 per 3,5 milioni.

I giovani in agricoltura
Solo 112 mila aziende, secondo i dati elaborati dalla Cia , vengono condotte da giovani, il 6,6% del totale. Nell'agricoltura italiana manca un vero e proprio cambio generazionale: solo il 16% delle nuove imprese è guidato da un giovane e solo nel 2,3% dei casi è subentrato alla guida di un'azienda storica. Aumentano invece, come ha sottolineato la presidente di Donne in Campo, Mara Longhin, la presenza femminile soprattutto negli agriturismi. Nel 2009 è salita di otre il 4%. Una tendenza che dovrebbe proseguire anche nel 2010.