Ambiente Italia 2010


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Troppi campi e boschi sacrificati, spreco di acqua con condutture colabrodo

Dal 1994, 11 milioni di nuove stanze a fronte di una popolazione in crescita esigua. Un paradosso che si accompagna a quello di una scarsa disponibilità della risorsa idrica in alcune aree, nonostante che l'Italia sia un paese ricco di acqua o

Un altro fattore del degrado del territorio italiano, denuncia Legambiente, viene dalla sempre maggiore urbanizzazione, a scapito di terreni agricoli e boschivi.

Il boom dell'edilizia residenziale dal 1994 ha portato a 11 milioni di nuove stanze e a un paradosso, sottolinea il Rapporto: l'aumentata disponibilità di alloggi, per di più a fronte di una popolazione in esigua crescita, non ha inciso sul disagio abitativo di quanti hanno bisogno di una casa. Nessuno (Ministeri o Regioni) monitora la crescita del consumo di suolo e ha ancora definito una chiara politica in materia.

Il tema dello stop alla crescita del consumo di suolo deve entrare nell'agenda politica delle Regioni perché queste hanno competenza esclusiva in materia urbanistica. Per fermare i processi occorre dare priorità al recupero delle aree già urbanizzate, fissare dei tetti massimi di nuove aree trasformabili, fermare la localizzazione di insediamenti commerciali e residenziali fuori da qualsiasi logica di pianificazione urbanistica e dei trasporti, obbligare la compensazione ecologica degli impatti creando nuovi boschi.

Tanta acqua che si perde in rete
L'Italia è un paese ricco di acqua, ma con ancora il problema della disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del Paese e nei mesi più caldi dell'anno. Gli usi principali sono quello agricolo (60%), industriale e civile. Quest'ultimo, in crescita, è quello che richiede la qualità migliore ed è il principale responsabile dell'inquinamento microbiologico dei fiumi e delle falde. Condutture colabrodo e prelievi abusivi determinano la dispersione di un terzo dell'acqua captata e immessa, con punte che superano il 60%. Le Regioni giocano un ruolo fondamentale nella tutela della risorsa idrica attraverso i Piani di tutela delle acque (Pta), per definire obiettivi di qualità per i diversi corpi idrici e prevedere misure atte a raggiungerli entro il 2015. Ma se quasi tutte le regioni e le province autonome li hanno approvati, sono ancora in fase di adozione i piani di Abruzzo, Molise, Calabria e Puglia, e sono stati adottati quelli di Campania, Basilicata e Sardegna. In generale comunque, siamo ben lontani dagli obiettivi di qualità. Idem per quel che riguarda i servizi di depurazione (che riguardano solo il 70% degli italiani) e la rete fognaria (che serve l'85% della popolazione). La sfida consiste nel riammodernamento degli acquedotti, delle reti di distribuzione, delle fognature e dei depuratori. Ma anche nel completare e adeguare il sistema di tariffazione per scoraggiare i consumi, e promuovere il riutilizzo delle acque reflue depurate per tutti gli usi compatibili.